Come farà a sposare la filosofia dello “Special One” una squadra come quella vista giovedì sera contro il Manchester United all’Olimpico? L’età media dei titolari era la più alta della storia giallorossa fra quelle viste all’opera tra Coppa Uefa ed Europa League: 29 anni e 247 giorni. Intendiamoci, si è vista in campo una Roma orgogliosa e in grado di salvare l’onore. Ma anche il canto del cigno, nei suoi connotati leggendari, racconta che dopo quell’effimera bellezza non ci sia più nulla. Ecco, per evitare che tutto questo avvenga davvero, a Trigoria sono già pervenuti input sul fatto che alcuni senatori possono fare comodo, troppi invece no. E anche in questo, c’è sintonia tra le idee del tecnico portoghese e quelle della dirigenza che, pur volendo ringiovanire la rosa e valorizzare i giovani, sa bene che in Italia solo con i baby non si va lontano.
Certo, alcuni baby sono destinati a diventare senatori. Pensiamo ad esempio a Zaniolo, che sarà visitato la prossima settimana e, forse per prepararsi al meglio per Mou, potrebbe non giocare le ultime partite della stagione, ma si preparerà per la prossima. I problemi, perciò, sono per i big, e allora, diventa una questione di numeri. Così, al 30 giugno, quando i contratti avranno consumato un altro anno, la Roma avrà in rosa 11 giocatori con 30 anni o più.
Di questi, in scadenza di contratto saranno cinque: Mirante (quest’anno virtualmente un titolare), Bruno Peres (una sorta di 12° uomo), Juan Jesus, il quarto portiere Farelli e Mkhitaryan, di cui parliamo a parte. Anche i sei rimanenti, però, corrono il rischio di essere tanti, se la società riuscirà a concretizzare la sua strategia, cioè dare a Mourinho una rosa di soli 22 giocatori, con 18 “adulti” e 4 aggregati dalla Primavera. Per questo, nonostante il mercato debba ancora cominciare, si prova a capire quali degli “anziani” possano restare.
In attesa della conferma del prestito di Mayoral e dell’arrivo di un altro centravanti, salgono le quotazioni di Dzeko, pur 35enne, ma che piace al portoghese. Sembra essere ritenuto utile alla causa anche Smalling, nonostante stia concludendo una stagione da dimenticare sia per gli infortuni, sia per il rendimento (e le cose sono collegate).
Potrebbe essere l’uomo giusto per far crescere Mancini, Ibanez e Kumbulla come leader della difesa, anche se un altro si potrebbe aggiungere (Bonifazi dell’Udinese?). Un caso a parte è quello di Pedro. Così come Smalling è stato allenato da Mou a Manchester, lo spagnolo è una vecchia conoscenza dai tempi del Chelsea. A 33 anni, però, il suo tramonto può essere gestito. Un discorso a parte lo merita Mkhitaryan.
L’armeno è stato forse il miglior giallorosso della stagione come rendimento, meritandosi il rinnovo automatico del contratto in scadenza. L’ultima parola, però, spetta a lui, ma tutto sembrava virare verso il lieto fine, finché l’arrivo di Mourinho non ha spiazzato l’attaccante. È noto, infatti, come il rapporto tra i due ai tempi dello United non sia stato idilliaco e così la questione rimane sospesa.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini