La partita di Mourinho comincia poco prima del fischio d’inizio. Evitato accuratamente il pre-gara e lasciato il palcoscenico allo staff e alla squadra nel riscaldamento, lo Special One sale le scalette che lo portano in campo alle 20.40. È lui il colpo del mercato, l’uomo dei sogni al quale affidarsi per tornare nel calcio che conta. E poco importa che proprio il diretto interessato non perda occasione per abbassare le aspettative, parli «di tempo e programmazione» o invochi ancora uno sforzo sul mercato.
Appena entrato in campo, da buon padrone di casa va a salutare Italiano che poi abbraccerà a fine partita facendogli i complimenti: «Siete molto bravi, tu sei bravo, disputerete un bel campionato». Nel primo tempo in effetti qualcosa che non gli quadra c’è. Mou bofonchia subito su un rilancio sbagliato di Ibanez e dopo 200 secondi è già in piedi. Rimprovera il brasiliano e si rimette seduto. Il vice Sacramento è la sua ombra ma a debita distanza.
Rimane impassibile invece nei momenti chiave (l’espulsione di Dragowski e il gol convalidato di Mkhitaryan dopo una lunga consultazione del Var), come se avesse presagito in entrambi i casi l’esito favorevole del Var: «La tecnologia è stata fenomenale – dirà a Dazn – È qui per questo, per correggere dei piccoli errori». Inevitabile che al gol di Milenkovic qualche brutto pensiero gli sia ronzato per la testa. Mou però non perde la calma: «Questa squadra inizia ad avere la mia mentalità», si lascia scappare in conferenza. Sì, gli piace. Ma guai a farlo trapelare troppo.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina