Che ci si creda o no, il paragone regge sempre di più. E chissà quanta gente tra quella giallorossa ogni volta che ci pensa sorride e, magari, fa anche gli scongiuri. Perché tornare con la mente a Gabriel Omar Batistuta vuol dire riempirsi la testa di dolci pensieri come lo scudetto e le lunghe feste di 16 anni fa. Quel Batistuta lì trascinò la Roma con 21 gol totali (20 in campionato e uno in Coppa Uefa), esattamente uno in più di questo Dzeko qui. Già, perché poi magari sarà stato anche un gol al limite, ma la rete di ieri del centravanti bosniaco è pesante quasi come un forziere pieno di pepite d’oro. Proprio come i gol che segnò Batistuta in quel 2000-01, quando ogni rete dell’argentino aggiungeva un pezzetto di stoffa tricolore.
I DUELLI – Che poi se anche Dzeko un po’ a Batigol ci pensa eccome, i suoi pensieri vanno molto più spesso verso un altro duello, quello con la Juventus e con Higuain. Anche ieri nella corsa allo scudetto si sono sfidati a distanza. Prima Gonzalo che chiude la pratica con la Lazio, poi Edin che tira fuori la Roma dalle sabbie mobili in cui si era infilata con una prestazione un po’ così. Anche se poi Dzeko ieri di cose ne ha fatte tante, nel bene e nel male, come a volte gli succede. Un gol lo ha fatto, uno glielo hanno annullato per fuorigioco e uno se lo è mangiato nel primo tempo, con la traversa che gli ha invece negato la gioia della doppietta. Una traversa che di fatto è il quinto legno stagionale (nessuno in questa A è stato così sfortunato) e che gli ha negato una doppietta con cui sarebbe già stato fianco a fianco di Batistuta, con il Re Leone pronto a scivolare (almeno nei conti) alle spalle di Edin. E invece ci sarà da aspettare ancora, magari solo una settimana, con la trasferta di Genova (sponda Samp) che è lì, pronta a offrire a Dzeko e alla Roma l’ennesimo esame nella rincorsa alla Juventus. E a Higuain, che però di gol in campionato ne ha segnati esattamente come Dzeko (14, come Belotti e uno in meno di Icardi).
LA FELICITÀ – E alla fine il sorriso di Dzeko è eloquente, proprio come quello di qualcuno che sa di aver fatto qualcosa comunque di importante. «Non c’è mai paura di sbagliare, mai, anche se a volte succede – dice il centravanti bosniaco –. In una partita a volte sbagli, a volte segni. Esattamente come in questa occasione, dove il mio gol è stato molto importante per noi. Io sono contento così». Anche perché quel gol è valso il massimo, quasi con il minimo sforzo. «Si può vincere anche 1-0, ci siamo già riusciti tre volte di seguito – continua Dzeko –. Prima segnavamo spesso tanti gol, ma ne subivamo anche uno o due a partita. Ora l’importante è continuare così. Io molle? Lo avete visto… Scherzi a parte, ora pensiamo alla Sampdoria. Lo scudetto? Pensiamo solo a noi, poi si vedrà». Soprattutto poi se Dzeko continuerà a far gol. Quello di ieri è il 14° stagionale in casa, nei 5 campionati d’élite in Europa solo uno del valore di Messi ha segnato così tanto nello stadio di casa. Eccolo lì, un altro avversario in più. Higuain, Messi e Batistuta. Tre fenomeni a cui Dzeko ha lanciato la sfida. «Ma questo qui è un Dzeko sempre più convinto delle sue qualità – aggiunge Spalletti –. A volte non riesce a essere cattivo, sporco, perché in ogni giocata cerca sempre il lato estetico. Ha qualità di gioco e di movimento, è sempre pulito ed elegante. E ha fatto un grande gol». Proprio come li faceva Batistuta.