Risponderà. Non ora, non oggi, ma fra qualche giorno. «Appena avrò letto il libro» , annuncia Luciano Spalletti. Sono i giorni di Francesco Totti, quindi anche quelli di Luciano, che sente la giacchetta tirarsi sempre più, e sa che prima o poi gli toccherà l’onere della replica. È lui, allenatore ora dell’Inter, il convitato di pietra dell’intervista che ieri Totti ha rilasciato al Venerdì di Repubblica ( «Spalletti è quello che ha spinto di più per il mio ritiro. Lui e la società erano una cosa sola») e lo sarà con una certa probabilità anche nella biografia, scritta con Paolo Condò, che uscirà a giorni, con presentazione al Colosseo. Un evento cui Spalletti non è stato invitato, anche se lui la scorsa settimana, con un ghigno, ha buttato lì: «Magari andrò lo stesso e gli farò una sorpresa… ».
La storia è notissima. L’ultimo anno da calciatore di Totti, stagione 2016- 2017, fu un lungo corpo a corpo con Spalletti, che lo utilizzava sempre meno e ne sottolineava appena poteva il disagio fisico e atletico, di fatto accompagnandolo all’uscita. Il popolo, anzi quasi tutto il mondo insorse contro il tecnico, il cattivo della storia un po’ per chiunque, perché agli occhi della gente era quello che privava il grande campione al tramonto della meritata passerella, anzi proprio quello che si assumeva la responsabilità di fargli chiudere la carriera, anche se a 40 anni. La vicenda finì male, Spalletti lasciò Roma perché poi aveva pronta l’Inter, ma in città la gente lo fermava ai semafori per insultarlo, non c’era affatto un bel clima. L’argomento- Totti è dunque ancora assai scottante per il tecnico, così ieri a chi gli chiedeva un commento sull’intervista ha preferito rinviare, appunto «a quando avrò letto il libro». C’è da aspettare ancora, insomma. Ma la replica, assai meditata, non ci deluderà