Palla al piede è uno di quelli che lascia una traccia nella rètina di qualsiasi appassionato di calcio. Per l’eleganza a testa alta, che ti fa pensare al miglior Kakà, la potenza al tiro, magari su punizione da lontano, come si esibiva uno dei suoi maestri, Juninho. La precisione e il senso della posizione, anche a servizio dei compagni, sono quelli di una mezzala moderna che quando è in campo si nota, inevitabilmente. L’unico problema è che in campo, Clement Grenier, negli ultimi due anni e mezzo c’è andato ben poco. E solo 35’ in questa stagione, chiuso ormai da colleghi che hanno plasmato l’ossatura del Lione di Genesio sfruttandone le prolungate assenze per infortuni che si sono accavallati, anche con una forte dose di sfortuna.
SIMBOLO – Quella per esempio che rischiò di comprometterne la carriera quando nel marzo 2014, dopo un’infiltrazione per una pubalgia, fu infettato da uno stafilococco. L’inizio del calvario. Dovette prima di tutto imparare di nuovo a camminare. Un azzeramento seguito dalla determinazione di riprendersi il posto nel club che dal 2001 lo ha fatto crescere, facendone un simbolo del successo del centro di formazione, a spese anche di un Gourcuff già sul declino. Ma Grenier voleva soprattutto il Mondiale. Deschamps lo inserì nella lista dei 23, ma in allenamento con i Bleus, il ragazzo si strappò gli adduttori. E addio Brasile. Il francese tornò in campo un paio di mesi dopo, per un nuovo infortunio. Altra operazione, ma non adeguata e tempi lunghi di recupero. Si arriva così a luglio del 2015, altro ritorno e altro infortunio, strappo a una coscia su un tiro. «Mi venne voglia di smettere», raccontò poi il centrocampista molto apprezzato però dal presidente Aulas che rinnovò comunque il contratto fino al 2018, garantendogli 320mila euro lordi al mese. Solo meno di Valbuena, e di Lacazette con cui vinse l’Europeo Under 19 nel 2010.
MALEDIZIONE – Ingaggio di spicco per un centrocampista che però il Lione tentò di scaricare già la scorsa estate, complice anche qualche critica sul suo stile di vita magari non ineccepibile durante le assenze di recupero. Così si era parlato anche dell’interesse di Milan e Torino, oltre che del Valencia. Ma Grenier sperava riprendersi un posto da titolare nella città dove si è fatto un nome. Solo che a centrocampo, per il tecnico Genesio veniva dopo Gonalons, Tolisso, Ferri, Darder e pure il 19enne Tousart. Difficile quindi farsi spazio per rimettere in luce una tecnica che non avrebbe nulla da invidiare a un Pjanic, talento precoce che lo precedette a Lione, prima di migrare pure lui alla Roma. Dove Grenier potrebbe integrarsi da interno o mezzala, oppure a sostegno delle punte. Di sicuro, l’Italia, dopo aver sfiorato il Nizza di Balotelli, gli servirà per dimenticare un biennio maledetto e far parlare di sé solo grazie alle sue giocate.