L’abbiamo sentita davvero, giovedì all’Olimpico: ma chi è, Messi? Viene da sorridere, teneramente, ma la verità è che Carles Perez, con quelle movenze e quei dribbling sul breve ha saputo finalmente proporre, contro i modesti ucraini, una serie di giocate che aveva imparato alla scuola del migliore, da cadetto del Barcellona. La più bella è stata la serprentina che ha generato il rigore, poi sbagliato da Veretout: uno slalom preciso, chirurgico, efficace. In confronto il piattone di destro nemmeno il suo piede, con il quale aveva portato in vantaggio la Roma su assist di El Shaarawy è sembrato una bazzecola. E non lo era affatto.
Carles Perez è sembrato paradossalmente più a suo agio nel ruolo inedito di mezz’ala. Dialogando con centrocampisti che conoscono la materia, tipo Mkhitaryan, ha garantito il giusto concentrato di corsa e qualità che serve agli specialisti del ruolo. Certo, bisogna sempre parametrare lo sforzo alla caratura dell’avversario. Ed è molto difficile che Mourinho lo riproponga in quella posizione contro il Torino, almeno dall’inizio. Ma intanto quel numero 11 dal fisico compatto e dal sinistro educato ha dimostrato all’allenatore e alla tifoseria di essere un cambio affidabile, dopo quasi due anni di spezzoni insignificanti e qualche lampo
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida