La speranza è che il lavoro effettuato in estate con il preparatore Michal Bretenar («Ci siamo concentrati molto sulla respirazione, uno dei grandi limiti di Patrik»), nel pomeriggio dia i suoi frutti. Perché oggi, almeno per Schick, quella con la Sampdoria è una partita da togliere il respiro. E non per la solita storiella dell’ex. Inutile girare intorno al problema: l’attaccante ceco ha già pochissime chance, visto il mostro sacro (Dzeko) che ha davanti. Se le fallisce quando viene chiamato in causa, inutile porsi la domanda più in voga nell’etere romanista: perché non gioca Schick? Al momento la risposta è semplice: perché davanti a lui ha un signore che ha segnato 80 gol in 152 presenze con la maglia della Roma, mentre lui è fermo a 3 in 34. La questione, quindi, nemmeno si dovrebbe porre se non ci fosse quella quotazione di 42 milioni che lo rende, ancora oggi, il calciatore più pagato della storia del club. Ieri Di Francesco ha ufficializzato la sua presenza in campo, confermando quello che ormai trapelava da un paio di giorni. In panchina a Mosca, l’ultimo ricordo di Patrik sono i 15 minuti stralunati di Firenze. L’ultima volta invece che Schick è partito titolare in campionato si perde nella notte dei tempi: era il 26 settembre, 46 giorni fa, contro il Frosinone. Un’eternità. Sinora in stagione ha racimolato 228 minuti in campionato, 47 in Champions, per complessive 8 presenze che sommate alle 26 della passata stagione portano il totale a 34.
SVOLTA ATTESA – Ventidue anni e una carriera da scrivere. A partire dal ruolo. Giampaolo, avversario odierno che lo ha allenato alla Sampdoria, lo scorso gennaio si era permesso di confermare quanto a Roma, chi segue i giallorossi, aveva capito dopo un paio di gare: «Ci può essere un equivoco tattico, certamente non è un’ala per il 4-3-3». Probabilmente non lo è nemmeno nel 4-2-3-1. Ergo si torna al problema originario: o lui o Dzeko anche se ieri Eusebio ha accennato alla possibilità di vederli insieme. Magari a partita in corso. Forse il modulo più adatto per lui sarebbe il classico 4-4-2, dove potrebbe agire da seconda punta. Più o meno quello che accadeva a Genova dove nelle gare in cui ha iniziato come titolare (14 su 32) lo ha fatto da vice-Muriel, giocando sempre attorno a Quagliarella o Budimir. Ma tant’è, alla Roma la scelta tattica, almeno per adesso, è chiara: 4-3-3 o 4-2-3-1, non si scappa. Oggi però i numeri possono attendere. Toccherà infatti a Patrik guidare l’attacco giallorosso. Una chance da non perdere. Anche per iniziare a rendere meno pleonastica la domanda: perché non gioca Schick?