Centrocampista e fisioterapista: la sua professione sarebbe tra quelle consentite…
«Sì, ma mio nonno Sergio è venuto a vivere a casa nostra. Per evitare rischi, ho preferito fermarmi». (…)
Le manca di più il campo o il suo lavoro? «Mi manca la mia vita, che racchiude tutto. Il lavoro da fisioterapista al mattino, il viaggio da Ostia all’Acqua Acetosa per allenarmi il pomeriggio. Ho una doppia soddisfazione: quella di giocare in Serie A con la maglia che ho sempre sognato di indossare, ma anche quella di aiutare gli altri per rendere la loro vita migliore». (…)
Lei, romanista in una famiglia di romanisti…. «A casa, quando gioca la Roma, si ferma tutto. Sono contenta sia di aver vissuto la fase di sviluppo del calcio femminile, ma anche che le bambine possano sognare di giocare per la Roma».
La prima volta allo stadio? «Non ricordo la partita, ma segnò Totti. Più della partita, l’emozione di salire i gradini dell’Olimpico». (…)
Col tempo poi avete posato sotto la Sud… “Altra emozione indescrivibile, vorrei solo giocarci”.
FONTE: Il Corriere della Sera