Ci vorrebbe il Var del Lazio per capire come mai, anche nel calcio, Roma e Milano si impegnano così tanto per confermare i più triti luoghi comuni sulle differenze tra le due città. A Milano e Roma la realtà fa di tutto per apparire stucchevole, perfino banale, ma implacabile nel ribadire pregiudizi e stereotipi. Le notizie sui nuovi stadi di Roma e Milano sono così eloquenti che sembrano modellini a confronto.
Nello stesso giorno in cui Milan e Inter hanno annunciato di essersi accordate per inaugurare già nel 2027 un avveniristico stadio progettato dallo studio Populous e pomposamente battezzato “la Cattedrale” perché ispirato al Duomo e alla Galleria Vittorio Emanuele, il Comune di Roma ha chiesto alla Roma calcio 331.356.733,57 euro di danni per la rinuncia alla costruzione dell’impianto di Tor di Valle, il cui progetto era stato presentato dalla società nel 2012 all’allora sindaco Gianni Alemanno, confermato dalla sindaca Virginia Raggi il 4 febbraio 2019 con l’hashtag #lostadiosifa e, pochi giorni dopo, bloccato dai Friedkin, i nuovi proprietari. La vicenda è intricata e surreale.
Quello depositato lunedì dal Comune al Tar del Lazio è, infatti, il controricorso al ricorso con cui le società Eurnova e Cpi dell’immobiliarista ceco Radovan Vitek, supposte proprietarie del terreno, avevano chiesto al Comune 291 milioni di danni per la rinuncia al progetto. Per determinare i 331 milioni del risarcimento, il Comune ha messo in conto le ore lavorate dai dipendenti, differenziando manager, funzionari e impiegati, il numero delle riunioni, il danno di immagine calcolato sulle ricerche di Google, le infrastrutture non realizzate e perfino “le quote emozionali” di “centinaia di migliaia di tifosi” (che a loro volta dovrebbero intentare una class-action contro la lingua con cui il Comune osa nominare la loro legittima delusione).
FONTE: La Repubblica – G. Papi