La parola d’ordine è vincere. Senza se e senza ma. “La Roma che mi piace di più è quella che vince e contro la Lazio voglio una Roma che vince”, ieri Mourinho ha ridotto il derby all’estrema sintesi. Dopo il Vitesse la battuta su Sarri: “Noi abbiamo faticato, i laziali stavano a riposo a fumare con Maurizio”, mentre su Zeman è andato pesante. “Non potete aspettarvi che risponda. Io sono un tecnico con 25 titoli, lui con due campionati di serie B. Se mi fate una domanda in relazione a Trapattoni o Capello posso rispondere, su Zeman no”.
Il tono cambia quando si parla dei tifosi della Roma: “Quando gioco un derby non lo faccio pensando a me stesso, ma a quelli che lo hanno nel sangue fin da quando sono nati, cioè i tifosi. Non ti devi mettere nella posizione da allenatore ma nella prospettiva di chi è più importante, cioè il tifoso. Per questo non posso scegliere il derby più importante tra tutti quelli che ho vissuto. Ora è questo e lo gioco peri tifosi della Roma che mi hanno dato il loro affetto ancor prima che arrivassi. Di solito ti devi guadagnare l’affetto con tanto lavoro, dando tutto te stesso per meritarlo. Con la Roma, invece, è stato diverso. È gente con un cuore speciale, che sa dare ancor prima di ricevere qualcosa in cambio”.
Il tecnico ha poi deciso di dribblare l’argomento Pedro: “Non racconto la storia perché se qualcuno deve farlo è Tiago Pinto. Se Pedro ha fatto 9 gol, benissimo per lui e per la Lazio”. Sulle caratteristiche del gruppo giallorosso: “La nostra squadra ha le sue caratteristiche e sicuramente ha anche dei limiti ma una cosa non è mai mancata: la voglia di lottare fino all’ultimo minuto. Nemmeno contro la Juve, quando siamo passati da 3-1 a 3-4, negli ultimi minuti potevamo pareggiare. La Roma ha una caratteristica che mi fa pensare che un risultato migliore è sempre possibile: fino alla fine, la squadra c’è sempre”.
FONTE: Il Corriere della Sera – L. Valdiserri