La strada era segnata. Non era più possibile scartare via. E adesso l’inversione di tendenza alla filosofia italica del «primo non prenderle» che aveva già subito parecchi scossoni, è ormai assodata. C’è il gol, finalmente, in cima ai pensieri del nostro calcio d’élite. Che poi sarebbe anche la banalità delle banalità: per vincere bisogna segnare. E per segnare ci vogliono tanti, e buoni, attaccanti. Molte grazie all’era dei tre punti, che da vent’anni e più ha aperto la via. Ma negli ultimi tempi c’è una decisa ricerca dell’abbondanza. Soprattutto in questo tempo. È appena passato il giro di boa del campionato e si vede chiaramente che questo sarà uno scudetto a trazione anteriore come pochi altri. Date un’occhiata alla classifica e alla colonnina delle marcature. Tra le prime tre e il resto del gruppo c’è un solco di almeno sette reti, con la sola eccezione del Torino (5) che veleggia a metà classifica ma ha un Belotti nel motore che guarda caso è secondo, in buona compagnia, dietro a Icardi nella classifica marcatori. Come dire che le nostre super squadre vanno tutte insieme appassionatamente verso le porte avversarie alla ricerca del trionfo. E perché no, dell’ulteriore avvicinamento alle big d’Europa che segnano a raffica, e le coppa le arraffano sempre loro. Anche, ovviamente, per questione di budget e campioni, sottolineerebbe Sarri. Che nel suo piccolo, però, ha creato una macchina da gol nonostante la precoce perdita del suo serial bomber Milik. La media gol a partita di Juventus (2,1), Roma (2) e Napoli (2,24) è ancora lontana rispetto a quella del sorprendente Monaco (3,05) – ma la Francia non è così «allenante» – o delle due big di Spagna Real (2,67) e Barcellona (2,68). Ma è simile e in certi casi superiore rispetto alle prime della Premier, Chelsea (2,14), Arsenal (2,27), Liverpool (2,32), City (1,95), o al Bayern (2,35) e al Psg (1,95). Insomma, ci stiamo allineando.
L’IMPORTANZA DEI CANNONIERI – L’incidenza degli attaccanti nella lotta scudetto risulta ben chiara dalle statistiche. Juve e Roma hanno segnato 42 reti finora, il Napoli 47. Totale 131. I loro attaccanti ne hanno segnati 89, per una media del 67,94%. Punte scatenate: è la miglior media gol-attaccanti degli ultimi 10 campionati per le prime tre della classifica. Solo quello dell’anno scorso e quello del 2010-11 si avvicinano (67,21% e 67%). Nelle altre stagioni si va da una media minima del 40% al 61%. Sempre facendo il paragone con gli ultimi dieci anni, solo nel 2013-14 si era segnato di più: sempre Juve, Roma e Napoli avevano segnato la bellezza di 140 gol. Ma le punte avevano inciso solo per il 53,57%. E c’è da scommettere che l’attuale è una tendenza al rialzo, perché le tre là davanti o aspettano uomini da gol perduti per ragioni diverse, oppure ne aggiungono altri all’impianto di gioco.
RIVOLUZIONE JUVE – Vero Allegri? La fresca rivoluzione operata con la Lazio, il 4-2-3-1 con Mandzukic, Higuain, Dybala e Cuadrado (più Pjanic) per la prima volta insieme, sarà stata anche una reazione alle critiche sul gioco e alla brutta sconfitta con la Fiorentina, ma è anche una chiara ricerca di altre soluzioni offensive. Guarda caso, delle tre la Juve è quella che ha segnato meno con gli attaccanti: 23 gol, e 14 li ha firmati Higuain. Il resto è di Dybala (5), che però è rimasto fuori a lungo, e di Manduzkic (4), non sempre utilizzato. La nuova formula del conte Max non sarà valida per tutte le occasioni, ma l’impressione è che verrà usata spesso, magari anche in Europa. Perché se riesce a mantenere l’equilibrio, con gli esterni d’attacco pronti al sacrificio come con la Lazio, la Juve così diventa micidiale. Nel caldo mezzogiorno dello Stadium la Juve ha violato due volte Marchetti coi suoi fenomeni, ma poteva farne di più. Finora, su 20 gare, otto volte ha segnato 3 o 4 gol. Più di un terzo con cifre extralarge. Non male. E Allegri vuole migliorasi ancora.
L’AMORE È DZEKO – La Roma ha fatto gli stessi gol della Juve, ma ben 33 su 42 sono autografati dalle punte. Merito soprattutto di Dzeko, alla sua miglior stagione «matura». È già a 14, come Higuain e Belotti. Il resto del malloppo è opera di Salah (8), Perotti (6) El Shaarawy (3) e Totti (2). La Roma ha segnato 3 o 4 gol in ben 9 gare, ma da un po’ Spalletti ha istituito la regola dell’1-0. Non è un passo indietro, è solo un adeguamento alle circostanze, con il secondo cannoniere più prolifico in coppa d’Africa. Con il ritorno dell’egiziano volante, torneranno anche le goleade.
LA DITTA DEL GOL – Al Napoli va l’Oscar del gol. È in testa con 47, e 33 sono dei suoi attaccanti. Media più bassa, perché Hamsik (6) ha contribuito alla collezione. Ma Maurizio Sarri ha fatto un capolavoro con Mertens falso nove dopo aver visto l’inefficacia di Gabbiadini come vice Milik, che in poco tempo era già riuscito a fare 4 reti. Il campione belga non ha mai segnato così tanto in Italia: è il primo della lista con 12 reti. Seguono le ali del tridente: Callejon con 8 e Insigne con 6. Il povero «Gabbia» è fermo a 3 e se ne andrà. Tra un po’ ritorna Milik e c’è Pavoletti che scalpita. La regola delle 8 gare con 3 o più gol vale anche per il Napoli. Solo che in due occasioni (Torino e Cagliari) ne ha messi in porta addirittura 5. Ha perso qualche punto in più delle prime due, ma è un altro discorso. Questo discorso è che rischiavamo di annoiarci e invece lo scudetto a trazione anteriore può regalare sorprese.