Come si vive da allenatore in bermuda?
“Sì sta molto bene, c’è la possibilità di lavorare con tranquillità e serietà. Ci sono tutte le condizioni per fare bene”.
Segue la Roma? “Sì e devo dare ragione a Mourinho quando parla di giocatori privi di personalità. Se giochi nella Roma devi essere consapevole del fatto che sei sotto esame tutti i giorni e che ogni partita deve essere affrontata per vincere: questo si aspetta l’ambiente. Attualmente forse non ha una rosa all’altezza delle altre big, perché Roma per l’ambiente, per la tifoseria e per la sua storia deve sempre essere considerata una grande. Io ho giocato nella Capitale per tre anni e so cosa significhi vestire la maglia giallorossa, non puoi mai permetterti pause o cali di concentrazione. Sia ben chiaro, non discuto i giocatori da un punto di vista tecnico, ma bisogna essere forti anche caratterialmente”.
Con le grandi, in effetti, la Roma non è quasi mai stata grande: si dà una spiegazione? “Si è dimostrata una squadra fragile. La partita con la Juventus è proprio l’esempio più giusto per parlare di personalità. La consapevolezza di quanto valgono queste partite unite alle attese della tifoseria dovrebbero bastare da sole a dare quel qualcosa in più per non deludere le aspettative. Per me è un gruppo in fase di costruzione, al resto penserà Mourinho, che resta uno dei migliori”.
Rispetto all’era Inter Mourinho ha però cambiato atteggiamento nei momenti critici: una tattica? “Penso che abbia fatto bene a responsabilizzare i suoi ragazzi, non sempre Mourinho deve prendersi le colpe di quello che fanno i suoi giocatori. Sicuramente si sarà preso le sue responsabilità all’interno dello spogliatoio, non credo in un suo cambio di atteggiamento. Semplicemente nel contesto attuale, rispetto ad altre squadre del passato, Mourinho si è adeguato alla realtà Roma Si tratta di errori tecnici e di mancanza di personalità: che colpe può avere Mourinho?”.
Quanto durerà la pazienza della piazza? “Come spesso accade a Roma la piazza si trova divisa. Penso che un allenatore come lui non si debba discutere, la sua storia parla chiaro. Centrerà i suoi obiettivi”.
Ora c’è il Cagliari, non un avversario semplice… “È una squadra in ripresa e la sua certezza anche in questo caso è l’allenatore. Walter Mazzarri ha già vissuto esperienze simili, sa esattamente cosa fare. La rosa del Cagliari non ha nulla da invidiare alle altre e adesso che si sono rifatti sotto riportandosi a un punto venderanno l’anima a ogni partita”.
Lei, doppio ex, che cosa le racconta il cuore? “A Cagliari sono arrivato ragazzo e sono diventato uomo. Ho tanti amici e tanti ricordi legati alla Sardegna, è la mia seconda casa. Dopo l’esperienza di Lecce terminata con la retrocessione ho conosciuto un periodo esaltante culminato con la qualificazioni in Coppa Uefa e le semifinali dell’anno dopo. A Roma ho fatto il definitivo salto di qualità, ho raggiunto la Nazionale e giocato con continuità le coppe. Se Cagliari è l’ambiente ideale per crescere, Roma è l’esatto opposto, è il banco di prova per dimostrare di essere un giocatore vero. Il tifoso sardo è legatissimo alla sua squadra ma non ti dà troppe pressioni, quello giallorosso vive di calcio 24 ore su 24 e ogni partita ti mette sotto esame: esiste solo la vittoria”.
FONTE: Il Messaggero – F. Caruso