Josè Mourinho sta facendo un grande torto alla sua notevole intelligenza. Lui lo sa, ma qualcosa gli impedisce di riconoscerlo. Sto parlando della storiaccia dei quattro ragazzi bannati alias dannati dopo la notte horror al circolo polare artico. Lasciamo stare l’aspetto umano anche se, ovvio, Villar e compagni non meritavano questo. La storia dei grandi condottieri è costellata di atti “crudeli”, non sempre necessari. Chirurgia della resezione quando non è possibile quella degli aggiustamenti. Ma calciatori come Villar e Borja Mayoral, lo stesso Diawara, hanno un passato nella Roma, una storia breve ma già densa di belle cose, dedizione e testimonianze. Non vengono dal nulla, non si possono cancellare così, con un gesto di magia nera. Lasciamo stare la storia del Bodo. Non regge.
Mourinho non può ripetere che «siamo tutti colpevoli, io per primo» e poi schiaffare nel sottoscala della tribuna i quattro, cinque forse meno colpevoli di tutti, che non giocano mai e, quando giocano, lo fanno in un tempo da foche. Sottovaluta un fatto: i calciatori si schierano con l’allenatore ma tendono a solidarizzare con i loro simili, i compagni. Non sono così sicuro che “il destino” di Villar e compagni li lasci indifferenti. Mou è un grande, la sua storia è grande, ma c’è ancora una pagliuzza grossa come una trave nel suo occhio lungimirante: l’ego maniaco del leader a vocazione autoritaria.
FONTE: Il Corriere dello Sport