Ruggiero ti va di fare una chiacchierata sulla Roma?». Non glielo avessimo mai chiesto. Perché dopo una scontata risposta affermativa, è stato piuttosto complicato arginare la loquacità di Ruggiero (con la i non è un refuso) Rizzitelli. Perché per lui parlare della Roma di ieri, oggi e domani è un piacere epidermico, basterebbe sentirne il tono della voce per averne la matematica certezza. Prima ancora che un ex, e che ex, 211 partite ufficiali, 55 gol realizzati, a Rizzitelli piace definirsi un tifoso della Roma. Un tifoso tale e quale a quelli che abitano in Curva Sud, di quelli che si commuovono quando gli ricordano i suoi tempi o gli chiedono di parlare di quella di oggi, di quelli il cui umore cambia in base al risultato della squadra giallorossa. Un amore, il suo, vero, sincero, trasparente, esagerato, quindi romanista.
Ruggiero, deluso da questo inizio stagionale della Roma? «Sì. Mi aspettavo una partenza migliore. Ma più che per i risultati, è un altro l’aspetto che mi preoccupa».
Quale? «Questa Roma nelle prime tre partite stagionali ha perso quell’identità di squadra che l’aveva caratterizzata nella passata stagione».
Cosa vuoi dire? «La Roma mi è sembrata una squadra che mi ha dato l’impressione di rinunciare a giocare. I primi tempi con Atalanta e Milan sono stati lo specchio di quello che dico. Perché si può perdere, ma non rinunciare a giocare».
Non succedeva pure all’inizio dello scorso anno? «No. Anche un anno fa all’inizio la Roma non giocava bene, ma le partite brutte, sporche e cattive, alla fine le vinceva. Pensate per esempio alla prima del campionato passato sul campo dell’Atalanta, punizione di Kolarov, gol, tre punti. Ora non è così».
(…)