Il derby di pomeriggio (ore 15) e già al 7° turno. Prestissimo nell’orario, anche perché il caldo non è ancora finito (previsti 27 gradi), e soprattutto nel calendario, con il campionato appena iniziato. La Partita dell’Olimpico, facendo storia a sé, dà di solito poche certezze. Figuriamoci se può consegnarle il 29 settembre e a 31 giornate dal traguardo. Alcune indicazioni, però, bisogna aspettarsele. Soprattutto su quale piega prenderà la stagione della Roma e della Lazio. Fin qui i risultati sono inequivocabili: i giallorossi in chiaro ritardo, staccati di 10 punti dalla Juve leader e addirittura scivolati al 10° posto; i biancocelesti in rampa di lancio, galvanizzati dai 5 successi di fila (compreso quello in Europa League) e subito rientrati in zona Champions al 4° posto. Se il paragone è con l’ultimo torneo, solo Inzaghi viaggia alla stessa velocità e quindi conferma di essere sempre nel pieno controllo della situazione, mentre Di Francesco procede incerto e lento perché ancora non riesce ad assemblare i nuovi interpreti con i vecchi.
ALTO RISCHIO – La Roma, e non solo perché ha 4 punti in meno della Lazio, rischia di più. La vittoria contro il Frosinone, dopo un digiuno di 6 partite (contando quella di Madrid in Champions), non è sufficiente per dire che la crisi è superata. I giallorossi, senza identità e spesso pure senza anima in almeno 4 dei 6 match giocat), cercano innanzitutto di tornare a comportarsi da squadra. Cioè dando la priorità al collettivo e non al singolo. È quanto predica da tempo Di Francesco che, cambiando in ogni partita (e anche in corsa) il sistema di gioco, ha disorientato il gruppo. Che ha ripreso a collaborare solo quando l’allenatore ha virato sul 4-2-3-1 (e usato dall’inizio mercoledì sera per la prima volta in questa stagione), andando incontro ai giocatori e in particolare ai senatori. Guarda caso è l’unico assetto che permette ai big di entrare al completo nella formazione di partenza. Ecco, dunque, il doppio play, con Nzonzi affiancato a De Rossi e Pastore avanzato da trequartista. La formula è spregiudicata e quindi non assicura lo stesso equilibrio del 4-3-3, considerando pure le caratteristiche dei giocatori del tridente. Il pericolo viene, senza il sacrificio degli esterni offensivi, dall’inferiorità a centrocampo, numerica e fisica.
ALTO GRADIMENTO – Ecco perché Florenzi potrebbe, a sorpresa, partire alto e non basso a destra. Garantisce corse e rincorse, sacrificandosi proprio per la fisionomia da ritrovare. E anche perché la Lazio di oggi, a prescindere dalla striscia positiva dopo i 2 ko di inizio torneo e tra l’altro contro la Juve e il Napoli che giocano a Torino (ore 18) per il primato, è più quadrata della Roma e di conseguenza più affidabile. Proprio per la scelta di Inzaghi che, a differenza del collega e senza guardare in faccia nessuno, ha recitato da integralista, tenendosi stretto il suo sistema di gioco di riferimento, quel 3-5-1-1 che considera ideale per le caratteristiche dei suoi giocatori. Che, riacquistata la migliore condizione atletica, si sono subito ritrovati nel modulo che li esaltò l’anno scorso, puntando sulle verticalizzazioni e, sempre in velocità, sulle ripartenze. Come se non bastasse, gli acquisti dell’ultimo mercato sono stati pochi ma mirati: i nuovi interpreti, già svezzati e quindi pronti all’uso, gli consentono, come è accaduto mercoledì pomeriggio a Udine, quel turnover che in passato non è stato possibile, penalizzando i biancocelesti nel rendimento e nella continuità.
ROTAZIONE DI GARANZIA – I tecnici vanno sul sicuro. Di Francesco ricomincia da Florenzi e Dzeko così come Inzaghi da Milinkovic e Immobile. Stamattina test per Manolas che però sta meglio: Jesus l’alternativa. Radu è, invece, out: dentro Luiz Felipe. La stanchezza di Under può portare alla conferma di Santon da terzino destro e lo spostamento di Florenzi, sulla stessa fascia, nel tridente. Luis Alberto, intanto, torna alle spalle di Immobile. Singolare la posizione di Bianda: niente Primavera e fuori pure dalla lista dei convocati (24) per il derby. Ma c’è Coric al posto dell’infortunato Perotti. La cornice è (quasi) da big match: più di 45 mila gli spettatori annunciati. La Sud, pure se ultimamente contesta Pallotta, farà la coreografia: la Nord, invece, rinuncerà e c’è chi, per protesta, entrerà a partita iniziata.