Scalare una montagna e ricrollare giù a un passo dalla vetta. La Roma resta un’eterna incompiuta: anche quando, come sabato sera o il 5 ottobre 2014, dimostra di aver raggiunto il livello della Juventus ma si fa comunque battere. Una volta l’arbitro Rocchi, un’altra Higuain, c’e sempre un fattore a impedire il colpo di Stato contro la «dittatura» bianconera. Chiunque prova a ribellarsi viene respinto: in sei anni Roma e Napoli, le uniche avversarie credibili della capolista, hanno perso tutte le partite giocate nello Stadium torinese. Dodici sconfitte più una in Coppa Italia dei giallorossi.
Una sentenza. Ma Spalletti prova a non arrendersi. E pensa positivo guardando altri numeri della gara di sabato: nessuno aveva lasciato alla Juventus appena il 39.8% di possesso palla, i giallorossi hanno tirato in porta 10 volte contro le 7 dei bianconeri, ma centrando la porta solo in 2 occasioni contro le 6 della squadra di Allegri. Inoltre la Roma ha fatto 167 passaggi in più dei rivali, quindi sommando tutto si può dire che abbia guidato il gioco ma in modo troppo sterile. E da ieri il miglior attacco ce l’ha il Napoli.
A Trigoria l’allenatore ha voluto tenere la squadra sul pezzo: «Ce la siamo giocata alla pari – il pensiero del tecnico – abbiamo perso solo nei duelli fisici». Seppure i numeri dicono che Rudiger & Co. hanno commesso un fallo in più (17 a 16) e le lotte sui palloni alti sono finite in perfetto equilibrio. Ma che la Juve abbia più fame e furbizia nei momenti cruciali è confermato. Un esempio perfetto è l’azione del gol di Higuain, dove sbagliano due leader come De Rossi e Manolas. Spalletti crede che abbiano inciso molto di più i loro errori piuttosto che la prestazione timorosa di Gerson, l’uomo su cui si è concentrata la critica più feroce. Il toscano voleva sfruttare il suo palleggio per gestire la prima parte di gara frenando Alex Sandro e poi tentare di vincerla con Salah. Il piano non è riuscito e la colpa sicuramente non può essere del ragazzino brasiliano. Un capitolo a parte lo merita Strootman: il gol nel derby è solo una parentesi dentro la crisi dell’olandese. A Trigoria si aspettavano questo calo fisiologico dopo due anni di stop, ma senza la «lavatrice» al 100% non si va lontani.
Ora la Roma deve stringere i denti col Chievo in formazione rimaneggiatissima e poi recuperare uomini ed energie nella sosta natalizia, «perché il discorso scudetto – giura Spalletti – non è chiuso». D’altronde guardare avanti è il modo migliore per non farsi riprendere dal Napoli e le altre inseguitrici. Le forze fresche di Mario Rui e Vermaelen, unite a un paio di acquisti (Rincon in pole) possono tamponare la sicura assenza di Salah. Per tornare a sognare, invece, è necessario che i «dittatori» di Torino rallentino un po’.