Via al mercato estivo, la Roma studia con attenzione i nomi per rinforzare la rosa da consegnare a José Mourinho, il grande colpo giallorosso per la prossima stagione. Ma nelle tre lavagnette appese al muro dell’ufficio di Tiago Pinto, alle spalle della scrivania del general manager, non figurano i possibili acquisti o gli obiettivi di mercato (quelli li tiene naturalmente in gran segreto). Nella prima ci sono scritti i nomi della rosa attuale, disposti a formazione, nella seconda i giovani della Primavera pronti a fare il salto di livello (Darboe, Zalewski, Ciervo sono tra questi), e poi c’è la terza lavagna. Quella che dà maggiore lavoro e anche preoccupazione, quella su cui Tiago Pinto sta lavorando giorno e notte per riuscire piano piano a cancellare un nome alla volta. È la lavagna con la lista dei prestiti e degli esuberi. Di quei giocatori che sono andati a giocare altrove perché hanno un potere contrattuale forte e stipendi importanti che non permettono una cessione agevolata. (…)
Solo con questi due nomi (Bianda e Coric, ndr) si possono capire come negli ultimi anni sono stati “investiti” i soldi dentro Trigoria e delle difficoltà che avrà Tiago Pinto a cedere una decina di elementi. A loro si aggiungono Robin Olsen, Alessandro Florenzi, Steveen Nzonzi, Cengiz Under, Diego Perotti e Justin Kluivert, più quei volti della rosa attuale che sono di troppo come Javier Pastore, Davide Santon e Federico Fazio. A questi aggiungiamo altri giocatori che sono sul mercato come Pau Lopez, Amadou Diawara e Carles Perez.
Quella terza lavagnetta appesa al muro è il macigno che il portoghese sta portando sulle spalle, la prima sfida da vincere in giallorosso. Perché la cessione degli esuberi è una storia che i direttori sportivi, da Monchi a Petrachi fino alla gestione Fienga, portano avanti con prestiti e pagando parte degli ingaggi. Vedi il caso Perotti. Cessione al Fenerbahçe con stipendio interamente pagato dalla Roma perché con il grave infortunio al ginocchio i dopo quattro partite l’argentino non ha raggiunto il numero di presenze concordato per passare ai turchi il pagamento dei tre milioni netti a stagione.
Riuscire a liberarsi di tutti questi ingaggi non porterebbe al famoso “tesoretto”, ma a un vero e proprio trionfo economico (e manageriale) che consentirebbe alla Roma di investire di più sul mercato e sui giusti calciatori. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – J. Aliprandi