Le certezze. In momenti come questo in cui rabbia, delusione e preoccupazione affollano i pensieri di un tifoso, la terapia più garantita per provare a tirarsi su, è quella, appunto, di tentare di aggrapparsi alle certezze. Anche se le undici sconfitte in trentaquattro partite ufficiali, alcune terrificanti (Bodo, Inter e Juventus in campionato), altre per cortesia chiedere alla classe arbitrale, var compresi (Venezia, Juventus a Torino, derby, le due con il Milan), altre ancora meglio stendere un velo pietoso (Bologna, Verona), rimangono comunque lì a sottolineare come ci sia ancora un grande lavoro (mercato compreso) da fare. (…)
Uno potrebbe pure ironizzare dicendo beato te che trovi certezze in questa Roma. Può essere anche vero, ma l’ottimismo che ci accompagna da quando abbiamo capacità di intendere e volere, ci porta comunque a interessarci pure della metà piena del bicchiere. In questo senso, in quella metà, noi vediamo la sagoma di Rui Patricio, sicuramente, insieme ad Abraham, l’acquisto migliore della passata sessione estiva del mercato. (…) Anche per questo Tiago Pinto, l’estate scorsa, in un incontro confidenziale a Trigoria, non nascose che l’acquisto che non si poteva permettere di sbagliare era proprio quello dell’estremo difensore. Perché, giustamente, considera quello del portiere un ruolo fondamentale per mettere le basi di una squadra in grado di tornare a essere competitiva. Ecco, almeno in questo senso, le basi sono state messe.
Perché il portiere portoghese ha confermato pure da queste parti di essere un numero uno a tutti gli effetti, magari non un fenomeno, ma certo un portiere che garantisce continuità di rendimento e leadership del reparto difensivo. Il fatto che Mourinho lo abbia mandato in campo in trentatrè delle trentaquattro partite ufficiali giocate fin qui (unica assenza a Sofia contro il Cska, in totale il portoghese ha giocato 2970 minuti recuperi esclusi), non è stato determinato da un vice (Fuzato) che non fa rima con la parola concorrenza, ma soprattutto dal fatto che Rui Patricio è stato una delle poche certezze in una stagione che certo fin qui non è stata un successo.
Sicuro, esperto, bravo tra i pali, capace di uscire alto e basso, in grado di comandare la sua linea difensiva, loquace al punto giusto, professionista in campo e fuori (a Roma è arrivato con la moglie e i due figli, vive vicino a Trigoria, ma come può si regala un viaggio in centro per andare alla scoperta delle bellezze della nostra città). In più, cosa decisiva, uomo spogliatoio dove ha subito legato con tutti al ritmo della musica latino-americana (la sua passione) che spesso mette negli spogliatoi prima e dopo gli allenamenti. Non ha avuto inoltre nessun tipo di problema a rapportarsi con l’ormai famoso ambiente romano. (…)
Certo a dar retta ai numeri che ha messo insieme in questa stagione, qualcuno potrebbe, legittimamente, obiettare che poi il rendimento non è stato di quelli da applausi a scena aperta. I numeri, infatti, dicono che nelle trentatrè partite giocate ha incassato quarantrè gol (senza i sei di Bodo sarebbero trentasette in trentatrè partite), ma il problema del gol abbondante a partita incassato, crediamo di poter dire sia conseguenza soprattutto di una squadra che ha sempre o quasi avuto difficoltà a interpretare al meglio la fase difensiva, problema oltretutto che la Roma purtroppo si sta portando dietro da diverse stagioni. Peraltro sull’altro piatto della bilancia, il portoghese può mettere il numero tredici che sono i clean sheet ottenuti, uno ogni due partite e mezzo che è un dato certamente da non disprezzare. (…)
FONTE: Il Romanista – P. Torri