Partiamo dalla fine. Dal nome che dopo 36 minuti di conferenza stampa ha letteralmente sciolto Spalletti: «Se mi piace Kessié? Dalle mie parti si dice “di molto”». Uno scheletro di verità in un armadio pieno di pensieri. Avrebbe preso volentieri una via di fuga laterale all’ipotesi di cessione di Paredes, vice De Rossi con 11 anni di meno e probabile sacrificio sull’altare del fair play finanziario: «Io non ho chiesto la cessione di Leo. Se c’è un’analisi delle dinamiche di mercato e delle volontà del giocatore, queste vanno chieste o alla società o al calciatore. Se il club dovesse vendere per mettere i soldi sotto il materasso, avrei qualcosa da ridire, se invece ha necessità di farlo per mettere a posto i conti, è un’altra valutazione. Lavoro volentieri con questa società, ci sono stato bene (verbo essere coniugato curiosamente al passato prossimo, ndc) per il periodo che ho passato. Fanno le cose con impegno e il presidente ci ha messo i soldi. Poi un altro conto un calciatore che sta malvolentieri qui: io non lo voglio». Non sembra questo il caso dell’argentino: «A me non ha detto che vuole partire. Io con Paredes non ho mai litigato, si è allenato bene, ha avuto qualche problemino fisico e qualche volta gli ho preferito De Rossi, ma è perfetto per giocare davanti alla difesa. Diventerà molto forte. Noi lo useremo in questo periodo difficile con tante partite».
Una speranza, o forse un messaggio diretto alla società. Il guaio e che gli obiettivi della Roma, e la sua ossessione per la vittoria, cozzano con l’esigenza di segnare entrate in cassa per evitare le penalità previste dal regolamento Uefa: «Quando ci sono società che hanno più possibilità di te, la soluzione non è andare a dire che l’erba del vicino è più verde, perché se la annaffio bene diventa verde anche la mia. Bisogna prevedere chi avrà un futuro importante e chi meno. Dover accettare che ti venga portato via uno e andarlo a sostituire. La Roma sta lavorando bene, ha l’obbligo di essere sempre competitiva e bisogna dare fiducia a chi si ha, poi se uno vuole andare via o ci sono esigenze di mercato diverse, bisogna trovarne un altro e ridargli fiducia». Chi ha una forte carenza da questo punto di vista è El Shaarawy: «E’ un po’ giù, ma io devo fare delle scelte per mantenere gli equilibri, anche Totti ha giocato poco, ma la squadra funziona e ora torna Salah. Magari in anticipo… Quando sono partiti lui e Iturbe, ci serviva un calciatore pronto. Si è parlato di Defrel, ma ora preferisco dare più tempo ai miei». Della serie: ormai è tardi. Intanto è arrivato Grenier. «Un ambiente come Roma può far superare a Clément il momento di flessione che ha avuto. E come Fazio: arrivato in punta di piedi, potrà darci una mano».