È ancora tutta aperta la partita sullo stadio della Roma che, tra rassicurazioni e smentite, naviga decisamente in alto mare. E il progetto di Tor di Valle, quello che le associazioni ambientaliste hanno sempre chiamato ecomostro, torna di nuovo in aula Giulio Cesare. Ora infatti, a dover indirizzare l’approvazione o meno dell’intervento, sarà la neo eletta amministrazione capitolina. E il percorso è tutto da vedere.
È ancora tutta aperta la partita sullo stadio della Roma che, tra rassicurazioni e smentite, naviga decisamente in alto mare. E il progetto di Tor di Valle, quello che le associazioni ambientaliste hanno sempre chiamato ecomostro, torna di nuovo in aula Giulio Cesare. Ora infatti, a dover indirizzare l’approvazione o meno dell’intervento, sarà la neo eletta amministrazione capitolina. E il percorso è tutto da vedere.
Un nuovo capitolo, quindi, sull’annosa questione dello stadio giallorosso su cui, la settimana scorsa, si era già espresso Paolo Berdini, che ad oggi è l’assessore in pectore all’urbanistica. «Se farò l’assessore all’Urbanistica – disse ai microfoni di Radio Radicale – mi guarderò le carte, perché rispetto la legge, ma userò ogni mezzo a disposizione per fermare lo stadio. In una città fallita volete spendere milioni per questo?».
E ancora, con parole pesanti come macigni, ha aggiunto: «Il nuovo stadio sarebbe uno scempio, serve un referendum per chiedere ai cittadini la loro opinione». Il parere, quindi, non è decisamente favorevole al nuovo impianto sportivo e lo scossone che hanno provocato le sue parole ha messo in moto anche la reazione del Movimento che, parla a più voci spesso in contrasto un passo indietro, ha specificato: «Lo stadio della Roma può essere invece una grande opportunità di crescita per la città, a patto che rispetti i principi di legge di fronte ai quali il M5S non transige».