Improvvisamente, dopo 80 giorni di rallentatore, martedì 31 i tifosi giallorossi potrebbero trovare la sorpresa: il parere positivo del Campidoglio al progetto dello Stadio della Roma di Tor di Valle. Al progetto originario, quindi, senza nessun taglio di cubature. Dagli uffici capitolini, infatti, filtra la notizia che finalmente tutti gli «approfondimenti» sul dossier sarebbero finiti e che, al di là del profluvio di dichiarazioni, non sarebbero arrivate ai funzionari reali disposizioni su come e dove «tagliare». I pareri di tutti gli uffici coinvolti – urbanistica, mobilità, ambiente, commercio e sport – sarebbero, dunque, favorevoli. Perciò, martedì, al momento di rispondere alla fatidica domanda «qual è il parere di Roma Capitale al progetto?», il rappresentante comunale dovrebbe rispondere: «Favorevole». Per poi aggiungere «con prescrizioni». La più rilevante delle quali sarebbe stata espressa dal Dipartimento Mobilità e riguarderebbe la necessità che le opere pubbliche siano tutte pronte e operative ben prima dell’apertura dello Stadio. Una condizione già inserita nella delibera di Marino che dovrà essere ribadita nella Convenzione urbanistica, cioè nel contratto con validità decennale che regolerà i rapporti fra proponenti e Comune.
Quindi, mentre lo scontro politico Regione-Comune continua sul problema «variante urbanistica», con gli uffici comunali che ne hanno protocollata una «pro forma» con l’obiettivo di smarcarsi da eventuali richieste di risarcimento danni, il nuovo terreno di scontro potrebbe diventare proprio il testo della Convenzione. Le diverse prescrizioni – comprese quelle attesissime dell’Autorità di Bacino del Tevere, ufficialmente non ancora giunte (arriveranno martedì stesso) ma ufficiosamente consegnate ieri in copia al Campidoglio e che sarebbero molto corpose – confermerebbero sì l’esito favorevole del procedimento ma sarebbero anche estremamente stringenti. E dovranno essere recepite nella Convenzione: da questo si misurerà la reale capacità del Campidoglio di tenere sotto controllo il privato nella sua iniziativa imprenditoriale per evitare quella che l‘ex assessore Caudo aveva definito il «rischio romanella». Fra i corridoi del Campidoglio filtra la possibilità di inserire clausole molto vincolanti, come quella che consenta l’avvio della costruzione dello Stadio solo dopo l’assegnazione definitiva di tutti gli appalti di tutte le opere pubbliche.
Questo parere favorevole al progetto chiuderebbe di fatto questa parte della Conferenza di Servizi nei tempi previsti, rimanendo giusto un mese per predisporre i verbali e chiudere con la delibera di Giunta regionale che fa proprie le conclusioni della Conferenza. E si segnerebbe anche una sconfitta politica per l’assessore all’Urbanistica della Giunta Raggi, Paolo Berdini, da sempre strenuo oppositore del progetto. Un Berdini che poi si troverebbe nell’obbligo di portare in Aula Giulio Cesare due atti: la variante e la convenzione. Che, a questo punto dell’iter, sarebbero ancor più di prima solo degli atti dovuti sì da votare ma solo come ratifica. Di fatto, senza alcuna possibilità di emendarli e, men che meno, di non adottarli. Da questi passaggi, sui quali, in caso di ritardo, può incombere come una spada il rischio di ricorsi al Tar o a Palazzo Chigi che commissarierebbero il Comune, si valuterà anche il reciproco peso politico residuo di Berdini e della Raggi dentro la Giunta.