Tor di Valle è vicinissimo a saltare del tutto. E ci sono due possibilità alternative per lo Stadio della Roma sulle quali i Friedkin stanno ragionando: il Flaminio e Tor Vergata. Nulla è ancora stato deciso ma su Tor di Valle pesa intanto il caos amministrativo generato dal Campidoglio grillino. Poi c’è l’incognita sul calcio del futuro.
Il quesito è: serviranno 55mila posti che comportano gravose opere infrastrutturali di mobilità? E gli uffici del futuro post Covid saranno ancora gli stessi? Ridimensionare il progetto su Tor di Valle significa ricominciare e, a quel punto, si potrebbe ricominciare altrove. Sul Flaminio il Decreto Semplificazione approvato a luglio ha inserito una deroga ai vincoli architettonici per cui, di fatto, si può intervenire e uscire dall’ingessamento nel quale l’impianto è stato gettato da un decennio a questa parte.
Sull’intero quadrante Flaminio, poi, c’è l’interessamento di uno dei più grandi gruppi di sviluppo immobiliare italiano, la Coima SGR di Milano, che fra i vari fondi ne raccoglie anche degli Emirati Arabi. In questo contesto, il Flaminio potrebbe diventare una possibilità anche se rimangono molte deroghe da ottenere: sulle distanze di sicurezza per pre filtraggi e filtraggi; sulla presenza di palazzi in zona difficili da gestire in caso di disordini; sui parcheggi. E poi ci sarebbero da vincere le immancabili resistenze delle “vedove di Nervi”.
Seconda possibilità: Tor Vergata. Non sono sfuggite alcune indiscrezioni sulla finanziaria circolate nei giorni scorsi. In una prima bozza erano presenti 325 milioni di euro dello Stato per pagare la buonuscita al Gruppo Caltagirone dalla Convenzione sottoscritta un paio di decenni fa per 25 milioni e gli altri 300, 100 l’anno, per completare il progetto con la creazione di una società mista pubblico privato.
Seconda stesura: restano i 25 milioni di buonuscita e la società mista ma spariscono i 300 milioni di euro. Il che potrebbe aprire la strada alla possibilità che spostandosi su Tor Vergata, la Roma possa essere in qualche modo coinvolta nella società pubblico/privata, magari con lo stesso Caltagirone che vi potrebbe rientrare e, del resto, alcune settimane fa c’è stata una cena fra i Friedkin e Caltagirone.
Nelle valutazioni della dirigenza giallorossa ovviamente pesa molto l’avanzamento dell’iter di Tor di Valle che è impantanato ma vicino alla conclusione mentre per il Flaminio e Tor Vergata sarebbe comunque necessario ricominciare tutto da zero. E se i Friedkin fino a oggi non hanno speso soldi dovranno spenderli da domani.
FONTE: Il Tempo – F. M. Magliaro