A proposito di Roma, ricorda la partita dell’Olimpico?
“Impossibile dimenticare, ero immarcabile (ride ancora). Marzo 2003, seconda fase a gironi. Io, Maxwell, Pienaar, Chivu, Van der Vaart, Ibra. Ci chiamavano i ragazzi terribili, sfrontati e forti. Bei tempi”.
Questo Ajax le ricorda il suo? “Un po’ sì. È pieno di talento. Pensi a Antony e Neres, quante altre squadre hanno due ali così? Poi Brobbey, Tadic, Martinez, Klaassen. Ten Hag ha plasmato una sorta di Barça all’olandese”.
Quindi la Roma ha poche speranze? “L’Ajax è favorito, può vincere l’Europa League. La sua miglior qualità è il gioco di posizione: i giocatori occupano tutto il campo e l’idea di base è quella di dominare il gioco. Tanti tocchi, pressing costante e palla agli esterni, imprevedibili, dribblomani e veloci”.
Il maggior talento? “Ryan Gravenberch. 18 anni, tuttocampista, se fossi una big lo prenderei subito”.
Pronostico secco? “Vince l’Ajax, ma senza goleade. Anche la Roma è tosta”.
Lei ci è mai stato vicino? “Nel 2005, dopo l’Inter. Niente di concreto però. Ho sfiorato anche la Juve. Mi voleva Capello, ma scelsi l’Everton”.
Se le dico Ibra a cosa pensa? “Alle famose corse in macchina per Amsterdam. Zlatan aveva una Mercedes, Mido una BMW. Ogni tanto prendevano le auto e si sfidavano ad alta velocità. Eravamo ragazzi”.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – F. Pietrella