L’attacco alla Lega Calcio è frontale: “La risposta della Lega sul rinvio della nostra partita con il Napoli dopo quello di Juve-Napoli? Non voglio commentarla perché è più ridicola della decisione originale. Le uniche motivazioni per cui sono state prese alcune decisioni non sono raccontabili. Immaginate cosa può accadere se si applicasse questa regola fino a fine anno, cioè che due squadre, non coinvolte nelle coppe, possono mettersi d’accordo sul rinvio di una gara“.
A parlare è il Ceo Fienga, uscendo della palazzina del Coni dove poco prima aveva presenziato all’udienza sul caso Diawara. Un affondo nei confronti dell’élite de nostro calcio che vede il club giallorosso -come sta accadendo per la questione dei diritti tv- sempre più all’opposizione.
A Trigoria sono costretti ad incassare due colpi bassi. Il primo riguardante il mancato posticipo del mach col Napoli, il secondo è il rigetto del ricorso sul caso Diawara. Confermato lo 0-3 a tavolino di Verona, nonostante la Roma abbia sottolineato a più riprese come la sanzione fosse iniqua e sproporzionata rispetto al fallo, mancando tra l’altro l’elemento del dolo.
Uno dei punti che ha tenuto banco è stato il concetto di “buona fede”. A fronte dell’assunto portato avanti dall’avvocato Conte, il legale dei gialloblù, Fanini, oltre a presentare una memoria su Roma-Spezia, ha sottolineato che se la recidiva avviene dopo 4 mesi non si può invocare la buona fede, ma si tratta di incapacità.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina