I pacchi recapitati a casa per gli abbonati anziani. Le mascherine. I supporti tecnologici per consentire ai ricoverati di videochiamarsi con le rispettive famiglie. Le uova di Pasqua per i bambini. E gli sponsor. A questa Roma gli si potrà dire pure di tutto, ma certo non che non abbia un cuore come quello che abbiamo noi. In questa serie di scelte perlomeno meritorie, abbiamo volutamente inserito anche il rapporto che la Roma sta tenendo in piedi con i suoi sponsor (in totale sono ventotto) che è un altro di quegli aspetti che possono andare a pesare negativamente sul bilancio di questa stagione.
Un rapporto che la società sta coltivando giorno dopo giorno, coinvolgendo anche i marchi che la accompagnano, nelle opere di beneficenza che hanno visto protagonista la Roma. Per dire: ai pacchi portati agli abbonati giallorossi, hanno contributo pure due brand come la pasta La Molisana e birra Peroni, due aziende italiane che sono state felicissime di essere coinvolte in questa iniziativa, così come la Hyundai, che ha messo a disposizione alcune automobili. Ma oltre a questa collaborazione, la Roma in queste settimane si sta confrontando con i suoi sponsor con una cadenza piuttosto ravvicinata.
Dopo un primo confronto in conference call a cui avevano partecipato tutti gli sponsor con l’obiettivo di fare il punto della situazione e analizzare i possibili scenari futuri, ce ne è stato un secondo che ha visto il dottor Calvo e il dottor Brambilla informare gli sponsor su quello che sta accadendo nel mondo del calcio.
In particolare, ovviamente, sulle prospettive di un ritorno alle partite giocate, seppur a porte chiuse, l’argomento più sensibile ai vari brand legati alla Roma. È un aspetto a cui le aziende tengono molto, visto che la loro sponsorizzazione si basa su una visibilità che in questo momento è negata dalla pandemia che ha stoppato tutto e tutti.
I led Quella visibilità un po’ in tutti i contratti è quantificata in cifre legate a una determinata esposizione mediatica. In particolare per quella che riguarda l’opzione stadio. Avete presente quei cartelloni pubblicitari posizionati intorno al campo che ruotano mostrando, di volta in volta, il nome di un marchio che è sponsor della Roma? Ecco, in questo momento di stop agonistico, quei led, così si chiamano, sono spenti e, di conseguenza, non garantiscono alle aziende quello che è scritto sui vari contratti.
Il tot di quei soldi, anche se finora nessuno sponsor giallorosso ha toccato questo argomento, potrebbe essere messo in discussione in mancanza del riscontro oggettivo. Un po’ come succede per i diritti televisivi: niente partite in tv, quindi tagliamo una parte dei soldi garantiti.
In teoria, quindi, ogni sponsor si potrebbe mettere seduto intorno a un tavolino con la Roma, per ridiscutere i termini economici del proprio contratto. In questo senso al momento è tutto congelato, anche perché si sta aspettando di verificare se e quando sarà possibile tornare in campo per disputare le dodici giornate (per alcune squadre tredici) che mancano alla conclusione di questo campionato.
La Roma ai suoi partner ha illustrato i vari scenari che sono stati prospettati, spiegando come, se davvero si dovesse tornare a giocare, quel cash legato all’esposizione mediatica sarebbe confermato, anzi forse pure migliorato visto che le gare si disputeranno a porte chiuse e quindi con tutti i tifosi davanti al televisore (dove l’effetto Led ha una maggiore penetrazione, visto che allo stadio si è inevitabilmente concentrati a guardare altro).
In caso contrario inevitabilmente si dovrà discutere, partendo però dal presupposto che i rapporti con tutti gli sponsor sono improntati a cordialità e serenità, il tutto arricchito anche da come la Roma si sta comportando in queste settimane, cioè con un’attenzione notevole, cosa che hanno fatto notare alcuni marchi che lavorano pure con altri grandi club che, al contrario, finora hanno preferito il silenzio al confronto.
Il caso Trentino (…)
FONTE: Il Romanista – P. Torri