Un altro stop. Non determinante, ma incisivo sulla tempistica dei lavori. Il miliardario ceco Radovan Vitek non ha ancora acquistato i terreni di Luca Parnasi, accettando quindi di accollarsi tutti i debiti della controparte per accontentare la richiesta della banca Unicredit. Questo implica un ulteriore rallentamento del progetto stadio, nodo fondamentale anche della trattativa tra Pallotta e Friedkin per il passaggio di consegne della Roma.
Stadio Roma, la discussione ripartirà nel 2020 Dal Comune, come spesso è accaduto, è filtrato ottimismo sulla conclusione dell’iter, anche se la convenzione urbanistica non è stata mai firmata. La speranza della Roma era arrivare all’accordo entro Natale per poi aspettare la discussione del tema da parte dell’assemblea capitolina entro febbraio. Così non è stato. E con pochi giorni davanti, è difficile che avvenga. Perciò tutto ripartirà nel 2020: incontri, negoziazioni, taglia e incolla. E finché Vitek non rompe gli indugi diventando interlocutore del Campidoglio, oltre che della Roma, la situazione non potrà sbloccarsi.
Stadio della Roma, Pallotta ha perso la pazienza Anche Mauro Baldissoni, responsabile del progetto, sta perdendo fiducia. Pallotta ha invece perso la pazienza e anche per questa ragione ha messo in vendita la Roma. Si è reso conto di non poter valorizzare il business più di quanto non abbia già fatto, senza poter contare sullo stadio di proprietà. Ma lo stesso Friedkin, che ha completato la due diligence sui conti della Roma, ha compreso che arrivare a Tor di Valle sarà impervio.
Da qui la necessità di spuntare un prezzo molto più basso di quello che pretenderebbe Pallotta: un miliardo di euro, da cui scontare i 270 milioni abbondanti di debiti e la quota dell’aumento di capitale che spetterebbe all’acquirente. Siamo comunque sopra ai 600 milioni di valutazione per l’asset Roma. Troppi, secondo Friedkin, in assenza di infrastrutture che possano lasciar immaginare un’ulteriore crescita del club.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida