Tre anni alla Roma, dal 1976 al 1979. 74 presenze e 1 gol il curriculum tra campionato e coppe. 74 non sono poche. 74 come Lojacono, Petrelli e Ljajic. Una in più di Carnevale, Annoni e Benedetti. E una in meno di un mito come De Micheli. Difensore roccioso di una Roma giovane, che poi si sarebbe evoluta in quella vincente degli Anni 80. Era un terzino sinistro che badava tanto alla sostanza e meno alla forma. “Sono stato un discreto giocatore, non ero al livello dei grandi come Bruno Conti o Falcao. Diciamolo…”. Giacomo Chinellato – classe 1955 – fa un eccessivo bagno di umiltà quando risponde al telefono per rilasciare l’intervista su Cagliari-Roma. Una partita non banale per lui, dato che con la maglia rossoblù chiuse la carriera in Serie B tra il 1984 e il 1986. “In Sardegna fu una bella esperienza, in una città godibile, ma niente in confronto a Roma”.
Cosa hanno rappresentato Roma e la Roma per la sua carriera? “Il meglio a cui potessi aspirare, non ci sono dubbi. Giocavo in una formazione con tanti ragazzi come me. Avevamo potenzialità ridotte, da metà classifica, però ebbi la fortuna di essere allenato da un grande come il “Barone” Nils Liedholm”.
Perché la fortuna? “Perché lavoravamo sempre con il pallone durante la settimana a differenza di altri tecnici che il pallone te lo facevano vedere solo al giovedì. Con lui imparai a giocare a calcio, non è un’esagerazione. Prima di lui ero solo un buon atleta che correva tanto”.
Addirittura? Giocava comunque in Serie A… “Beh, all’epoca era diverso il calcio rispetto a quello che vediamo oggi. Si pensava principalmente alla parte atletica, a dare il massimo soprattutto per chi – come me – giocava in difesa. Io dovevo dare più attenzione alla marcatura, alla sostanza, che alla tecnica”.
Come arrivò nella Capitale? “Mi portò Moggi, che avevo conosciuto ai tempi del settore giovanile della Juventus. All’epoca Moggi era il direttore sportivo della Roma, mi fece acquistare dal Varese. Il presidente in quel momento era Gaetano Anzalone. Mi presero per un motivo preciso”.
Quale? “Per sostituire Francesco Rocca che si era infortunato e che da quel momento iniziò il calvario con i problemi fisici. Sono stati anni belli. Ho giocato tante volte, conoscendo persone e personaggi incredibili. Per esempio, sa con chi dividevo la stanza all’inizio?”.
Con chi? “Con Walter Sabatini. Ho mantenuto dei contatti con lui anche negli anni in cui era il direttore sportivo della Roma. Una volta gli mandai un messaggio per consigliargli di prendere Di Francesco come allenatore”.
Perché proprio Di Francesco? “Eusebio lo conosco, siamo tutti e due abruzzesi. Abbiamo giocato qualche volta in una selezione di vecchie glorie del Pescara. Ho avuto modo pure di vederlo lavorare agli inizi con i giovani qui in una società locale. Si vedeva che aveva qualcosa in più”.
Si aspettava che sarebbe arrivato a giocarsi una finale di Champions League? “Sì, me lo aspettavo. Lui propone un calcio propositivo, tenendo la palla, andando all’attacco. Ha sempre cercato di trasmettere gli stessi principi, sia se allenava dei ragazzini, sia se allenava in Serie A. E pure quest’anno abbiamo avuto dimostrazione del suo valore con la Roma e lo straordinario percorso che ha fatto in Europa. Peccato si sia interrotto sul più bello in quella sfortunata partita con il Liverpool”.
Quando scrisse a Sabatini consigliandogli di prendere Eusebio come tecnico, ebbe poi una risposta? “No, non mi rispose perché lui cambiava spesso telefoni. Era il periodo in cui Garcia era in difficoltà e alla fine venne preso Spalletti. Eusebio era impegnato con il Sassuolo, a stagione in corso sarebbe stato complicato portarlo via. Per me Di Francesco rappresentava la soluzione ideale per la Roma dato che conosce bene l’ambiente e il calcio italiano. Sono contento che alla fine sia arrivato anche se sotto la direzione sportiva di un altro dirigente capace come Monchi”.
Oggi segue il calcio? “Leggo il giornale tutti i giorni e mi informo. Vedo le partite in televisione come tutti. E quando ho la possibilità, vengo spesso all’Olimpico a seguire la Roma con l’invito che la società dedica agli ex giocatori. Questa cosa di poter assistere alla partita gratis dalla tribuna è molto bella. È un omaggio alla storia che non fa nessuno. A proposito, sa dirmi quando è in programma Roma-Juventus?”.
Domenica 13 maggio alle 20.45… “Perfetto, me lo segno subito e ci vediamo allo stadio Olimpico quel giorno. Ma prima pensiamo a vincere con il Cagliari. Forza Roma, sempre”.