La Roma con il Chievo riprende in campionato il cammino malamente interrotto a Milano con il Milan di Gattuso. Queste due settimane di pausa sono sembrate non finire mai, complice anche lo scarso appeal della Nazionale italiana.
Si riparte, dunque. O meglio, si comincia a fare sul serio. Perché, come aveva detto Massimiliano Allegri alla vigilia della terza giornata, il vero campionato inizia dopo la sosta delle nazionali. E allora, se è vero il punto di vista del tecnico della Juventus, il cammino della Roma sarà un percorso in salita, dove ogni minimo passo falso costerà il doppio. E un tecnico attento ai particolari come Di Francesco è il primo a esserne consapevole. Questi giorni sono serviti alla Roma e al suo allenatore per fare chiarezza. Sul presente e sul futuro. Domani contro la squadra di D’Anna sarà di nuovo 4-3-3, non perché il tecnico sia un integralista di quel sistema di gioco, ma perché si è convinto che questo, al momento, sia il modulo migliore per i suoi ragazzi.
L’impressione è che da oggi in poi vedremo una squadra diversa rispetto a quella vista con Torino, Atalanta e Milan. Una squadra meno frenata e con meno paura di sbagliare. Insomma, una squadra più sfrontata, forse anche più giovane. Perché, quando si parte da -5 (tanto è il distacco della Roma dalla vetta del campionato) i calcoli sono un lusso che una squadra non si può permettere. Un po’ come l’avversario di oggi, per il quale a maggior ragione inizia oggi il campionato.
La querelle sulle plusvalenze è finita e la squadra di D’Anna sa di che pasta sarà il suo campionato. Il meno 3 riaccende le speranze per una salvezza che sembrava una chimera di fronte ai 15 punti richiesti della Procura Federale. Ma al di là di come sarà l’umore dei veronesi, la Roma deve vincere e, possibilmente, convincere.
I presupposti tecnici ci sono tutti. Forse, l’unico blocco è di carattere mentale. Ma questa squadra ha dimostrato che il meglio è capace di darlo quando le situazioni si complicano. E a proposito di complicazioni, se dovessimo fare un nome su un calciatore che supererà questo momento, punteremo senza dubbio su Lorenzo Pellegrini.
Il centrocampista, per assurdo, sembra quello che ha patito più degli altri la partenza di Strootman. Un assurdo, appunto, perché il posto dell’olandese, nelle gerarchie di Di Francesco, era il suo. È il suo. A patto che ritorni quel calciatore libero di testa, capace come pochi di guidare il pressing della squadra e di correre verso la porta avversaria come se fosse la cosa più naturale del mondo. «La Roma è meglio del Barcellona», disse una volta quando aveva addosso ancora i colori del Sassuolo. Poteva apparire come una bestemmia, dal punto di vista di un calciatore professionista. Non per un tifoso come il centrocampista giallorosso. Che forse paga questo legame speciale con la maglia della Roma dal punto di vista emotivo e ambientale, come ha lasciato intendere lo stesso tecnico nella conferenza stampa della vigilia.
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