L’opera non è finita su un binario morto, giurano a Palazzo Senatorio. «Solo uno slittamento». L’ennesimo, per quest’infrastruttura votata per la prima volta dal governo Berlusconi e rimandata un’infinità di volte. Tra un avvio e un rinvio, come canta Baglioni, da quattro anni a questa parte il Ponte dei Congressi è tornato alla ribalta perché è uno dei due collegamenti fondamentali per il nuovo stadio a Tor di Valle. Senza questo ponte e senza quello di Traiano, la viabilità di questa parte di Roma, già oggi stressata dagli ingorghi, andrebbe in crisi. Non solo nei giorni delle partite, ma anche in quelli feriali, considerando che accanto all’impianto sportivo i privati vorrebbero tirare su un «Ecomostro» di uffici, negozi e alberghi, con migliaia di impiegati che ci lavorerebbero durante la settimana.
Il viadotto di Traiano è già rimasto senza coperture, nonostante gli esperti della mobilità avessero detto, in conferenza dei servizi, che è fondamentale per evitare maxi-imbottigliamenti. Quello dei Congressi, previsto da molto prima che si iniziasse a parlare di Tor di Valle, era rispuntato in una delibera a fine luglio. Con l’assestamento di bilancio del 2018, l’Assemblea capitolina aveva stanziato la sua quota di 28 milioni di euro nel progetto co-finanziato dal governo tramite il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica). L’amministrazione di Roma aveva accettato di pagare la viabilità accessoria, le banchine del Tevere nell’area del Ponte dei Congressi e l’adeguamento del Ponte della Magliana.
LA LEGGE – Poi però il contributo statale è slittato all’anno prossimo. E così anche il Campidoglio ha dovuto mettere nero su bianco il rinvio della sua parte di finanziamento. I 28 milioni di euro sono stati sbianchettati dal bilancio, con la variazione approvata in giunta l’altro ieri, e verranno impiegati per opere che potranno essere messe a gara entro il 31 dicembre, come prevede la legge. Sono state depennate anche le nuove barriere per la Tangenziale e i 3,7 milioni per ristrutturare alcuni edifici pubblici. Per il collegamento dei Congressi, tutto rinviato al 2019 quindi, e la sensazione, visti i tempi della burocrazia, è che se ne riparlerà solo nella seconda metà del prossimo anno, non prima.
LA DUE DILIGENCE – È l’ennesima tegola sul progetto Tor di Valle, già travolto dall’inchiesta sul gruppo Parnasi con la retata di metà giugno e la decisione del Campidoglio di congelare tutto fino all’esito della doppia due diligence sugli atti sin qui firmati, una affidata ai tecnici comunali, l’altra al Politecnico di Torino, che dovrebbe testare proprio la tenuta dei trasporti e della viabilità senza il viadotto di Traiano. Gli esiti, ha detto più volte la sindaca, sono attesi «a breve». Chissà se ora sarà tenuto in conto anche lo slittamento del ponte dei Congressi.