Ci sono molte felicità diverse nel 4- 1 che la Roma ha rifilato alla Samp, in verità non una grande impresa quanto, più semplicemente, una casareccia sagra domenicale di gol dopo settimane di alti e bassi, sguardi in cagnesco, arrabbiature e amarezze alleviate solo dalla Champions in singolare controtendenza rispetto al campionato.
In cima a tutto c’è il gol di Patrik Schick, il primo della stagione e appena il quarto in tutta l’esperienza romana. Arrivato nell’estate del 2017, su Schick pesa la responsabilità di essere l’acquisto più costoso della storia della Roma, ben 42 milioni che avrebbero dovuto essere ammortizzati con montagne di gol e che invece sono arrivati scarsi e con lentezza esasperante. Il ragazzo, nazionale ceco, 22 anni appena, è arrivato con le etichette del campione, ma non si è mai inteso con Dzeko nonostante ripetuti tentativi, e falliti sono andati tutti gli esperimenti di farlo giocare da centravanti di riserva o da spalla al bosniaco stesso. Per farla breve Schick è finito in un tritacarne di punte, mezze punte e dribblatori che lo hanno soffocato. Il gol alla Samp giunge come una liberazione ma è pur sempre il gol del 2- 0 (dopo quello di Juan Jesus), e troppi altri ce ne vorranno per non farsi etichettare invece da bidone.
Alla Samp Schick era esploso fulmineamente e il presidente Ferrero se lo era fatto pagare carissimo. «Questo gol mi ha aiutato mentalmente ma si vede che ancora devo lavorare, non ho giocato tanto tempo e sento che mi mancano i minuti», ha detto Patrik. Anche Di Francesco ha provato a spiegare le sue difficoltà: «Lui è più un centravanti come caratteristiche, l’ho messo qualche volta con Dzeko perché mi riempiva di più l’area. Per me lui può fare tutto, se hai gambe e tecnica puoi riuscirci». Al primo dolorino muscolare l’attaccante è stato tirato fuori per non farlo rientrare nel tunnel degli infortuni e delle depressioni.
Più che la partita di Schick però è stata la partita del Faraone El Shaarawy, che di gol ne ha fatti due. Il primo, straordinario: lancio di Lorenzo Pellegrini, volata verso Audero in uscita, palla persa per un attimo, conversione a U per ritornare sul pallone e tirare, splendido pallonetto all’incrocio a scavalcare il portiere. L’avesse fatto Ronaldo gli angeli cherubini sarebbero scesi a suonare le trombe, avremmo rivisto i suoi addominali scolpiti dal Bernini, e si sarebbe invocato il Pallone d’oro. A El Shaarawy, discontinuo e un po’ lunatico, resterà l’applauso dell’Olimpico e un centesimo di attenzione per il suo capolavoro.
La vittoria della Roma arriva dopo quella di Mosca che già aveva scacciato un po’ di malumori, e soprattutto dopo l’ 1- 1 avvelenato di Firenze, con protesta ufficiale per il ( non) utilizzo del Var. Stavolta Irrati ne ha fatto uso consapevole e abbondante, andando diligentemente a rivedere i casi incriminati: prima ha dato e poi tolto, giustamente, un rigore per fallo inesistente di Manolas su Ramirez e uno per fallo di mano di Colley su tiro forte e ravvicinato di El Shaarawy. « Così l’applicazione del Var è stata perfetta » ( ma Giampaolo non ne è affatto convinto…) ha detto Di Francesco che a Firenze era rimasto muto.
Per la Samp si tratta del terzo ko consecutivo, per la Roma dopo lo scivolone con la Spal, e i due 1- 1 amari con Napoli e Fiorentina, è un timido riaffaccio alla luce.