Mancini stampa il suo sorriso solo al fotofinish. Perché l’Italia, come a Chorzow, aspetta la fine del recupero per segnare con Politano e battere gli Usa (1-0) nell’amichevole di Genk (in tribuna lo striscione dei tifosi azzurri per ricordare, a 11 anni dalla scomparsa, Gabriele Sandri). Il successo, il 3° in 9 partite con questo ct, è ampiamente meritato. Anzi, pesando la prestazione nell’ultimo match del 2018, non premia come dovrebbe la Nazionale che punta forte sulla qualità. E che, però, continua a soffrire di mal di gol.
TRACCIA COINVOLGENTE – L’Italia, anche con i panchinari, recita dunque il copione scritto da Mancini da poco più di un mese. Sono 7 le novità dopo il pari di sabato a Milano contro il Portogallo: Sirigu, De Sciglio, Acerbi, Emerson, Sensi, Lasagna e Berardi. Ma il 4-3-3 conserva, comunque, il suo spirito propositivo. De Sciglio ed Emerson attaccano da dietro, con continuità e partecipazione, Barella e Verratti, in sintonia con il debuttante Sensi che fa il play, cercano il triangolo tra loro e con gli attaccanti, soprattutto chiamando in causa Chiesa (unico sempre presente nelle 9 gare di questa gestione tecnica) e Berardi che partono, rispettivamente a destra e a sinistra, di Lasagna. Il ct, insomma, schiera in partenza il centravanti nel tridente, rinunciando alla formula con il falso nueve che provò ad ottobre contro l’Ucraina e la Polonia. L’intenzione, inserendo Lasagna per Immobile (esentato dal viaggio in Belgio come Florenzi, Chiellini, Jorginho, Insigne e l’indisponibile Pellegrini), è di continuare la caccia al gol, anche se con interpreti diversi, cioè con le riserve e non con i titolari. Dovrà aspettare, per vederlo, il recupero, come ad ottobre in Polonia. Bene la difesa, in cui l’unico titolare è capitan Bonucci: 3° match di fila senza prendere gol.
SOTTO CONTROLLO – Il centrocampo della Nazionale comanda in campo fin dal fischio di inizio. Gli Usa del ct in stand by Sarachan, con il timido 3-5-2, subiscono l’iniziativa degli azzurri, gestita in prima persona da Sensi che detta il ritmo con autorità e personalità. Il regista è rapido nel pensiero e nell’esecuzione. E anche se lo aiutano, nella prestazione sicuramente positiva, Barella e Verratti, non dà certo la sensazione di essere all’esordio. Il possesso palla, fino all’intervallo, è quasi del 74 per cento (73,8 e alla fine 73,5): lo spirito dell’Italia, pure in amichevole, rimane lo stesso.
SOLITA STERILITÀ – Manca il gol, come a San Siro contro il Portogallo. Eppure l’Italia crea chance di primo piano. Chiesa, ad esempio, calcia subito addosso a Horvath, sprecando il lancio di De Sciglio. Bonucci fa addirittura peggio: Sensi, pennellata su punizione, lo libera davanti al portiere statunitense: la conclusione volante, però, è lenta e centrale. Berardi conclude da fuori: Horvath alza sopra la traversa e sul finire del tempo il portiere si ripete su tocco ravvicinato di Verratti. Gli azzurri, per il 7° match di fila, non fanno centro nel 1° tempo: con Mancini è successo solo nelle partite contro l’Arabia Saudita e la Francia.
NOTTE STORICA – Esordio anche per Grifo, fuori Chiesa. Berardi si sposta a destra. Cakir, dopo il controllo del Var, non concede il rigore all’Italia: Long non tocca Berardi. Ma l’arbitro sbaglia a non ammonire, 2° giallo, Cannon per il fallo su Emerson: gli Usa avrebbero dovuto giocare più di metà ripresa in inferiorità numerica. Lasagna, su lancio di Bonucci, fallisce la chance per il vantaggio. Bravo, comunque, Horvath. Entra pure Kean per Berardi che non sta bene: classe 2000 (1° nella storia della Nazionale), è il 14° debuttante con questo ct e comincia da centravanti con Lasagna che va a destra dove sembra più a suo agio. Sirigu difende il pari: ok sul colpo di testa di Zimmerman. Spazio pure per Politano, fuori Lasagna. In tempo per realizzare, su assist di Gagliardini e iniziativa di Veratti, il gol (1° in azzurro) del successo a fine recupero. Come accadde, un mese fa, con Biraghi che firmò la vittoria dell’Italia a Chorzow. E con lo stesso punteggio.