Il ko alla Dacia Arena non può sorprendere: la Roma, del resto, è recidiva. E, come a settembre e a ottobre, rimane in sosta. Vietata, però, per chi ha l’obiettivo, come i giallorossi, di arrivare almeno al 4° posto. Il pari contro il Chievo, le sconfitte contro la Spal e questa contro l’Udinese: la pausa per gli impegni delle nazionali a quanto pare blocca il gruppo di Di Francesco che è irriconoscibile al momento di ripartire in campionato. E che frena quando si avvicina alla partita di Champions. Inquietante resta, però, il raccolto contro le ultime 6 della classifica: appena 7 punti su 18 disponibili. La Roma, insomma, sbanda nella corsa alla zona Champions e non sfrutta l’anticipo contro l’Udinese proprio nella giornata in cui c’è, oggi all’Olimpico, lo scontro diretto Lazio-Milan. Di Francesco difende la sua idea di calcio e ogni sua scelta. Si tiene stretta l’identità di squadra propositiva pure se ultimamente non lo fa sorridere come vorrebbe: nelle ultime 5 gare del torneo solo il successo contro la Sampdoria. E chiarisce come mai Dzeko sia partito dalla panchina: necessario il riposo dopo le 2 partite con la Bosnia. Ma, indisponibili già i leader Manolas e De Rossi, la rinuncia al centravanti ha inciso sulla prestazione. Senza carattere. Soprattutto in attacco: il biondo Kluivert si è scolorito appena messo piede in campo, il fiacco Schick ha mostrato la solita timidezza. Nel tridente, anche El Shaarawy. E’ durato, però, mezz’ora, pur rimanendo in campo per l’intero match, a differenza dei partner di reparto, usciti per lasciare il posto ai titolari Under e Dzeko. Inutili, però, pure loro, a quel punto del match, con i bianconeri già avanti. Il record stagionale delle 26 conclusioni verso la porta avversaria (solo 8 nello specchio) vale niente. Come il primato in questo campionato nel possesso palla: 75,5 per cento. Senza efficacia il tiro al bersaglio, sterile il palleggio.
LA TRAPPOLA DI NICOLA – La partita comincia con le tifoserie che cantano insieme il solito ritornello contro i napoletani («O Vesuvio lavali con il fuoco»), stigmatizzato dal presidente federale Gravina. La trappola dell’Udinese scatta, invece, nella ripresa. Nicola, insomma, non vuole perdere al debutto e sceglie l’atteggiamento che più prudente non si può. Così piazza 5 sentinelle a presidiare il fortino davanti a Musso e, fuori area, sistema 3 mediani che sono esclusivamente interditori. Come se non bastasse schiera la squadra dentro la sua metà campo e al completo. Si abbassano anche il rifinitore De Paul e l’unica punta Pussetto. Sono loro che decidono il match, su fallo laterale battuto da Samir. Tacco del centravanti e slalom vincente del trequartista. Dormono Santon e Jesus: il terzino non ferma De Paul, il centrale si fa saltare. In porta non c’è Olsen, fermato da un risentimento muscolare (17esima formazione diversa in 17 partite): l’esordiente Mirante, 25° giocatore utilizzato in questa stagione (24° titolare), non ha alcuna responsabilità. Anzi nel finale eviterà il bis di Machis. Il centrocampo della Roma, fin lì decente per la lucidità di Cristante e Nzonzi, comincia a sbandare per le ripartenze dei bianconeri. Fabbri, all’inizio del 2° tempo, non assegna il rigore ai giallorossi: fallo di Samir su Pellegrini. Il Var lo aiuta quando raddoppia Pussetto che si aggiusta però il pallone con il braccio. Entrano Under e Dzeko: ormai è tardi. Si fa male Pellegrini: pure lui salta il Real. Tocca a Zaniolo. L’attacco rivoluzionato, e con Fazio (doppio) centravanti nei 6 minuti di recupero, fa cilecca: il 4° ko in campionato (il 5° stagionale) può diventare fatale nella corsa al 4° posto.