Il 32° infortunio della stagione, Di Francesco ha trovato una soluzione: « L’unica cosa è mettersi a pregare». La rassegnazione dell’allenatore della Roma è inevitabile, dopo che la sorte ha deciso di togliergli anche Manolas, per un banalissimo contatto in allenamento. Fino alle 18 di oggi proverà a recuperarlo, ma a Cagliari – dove cerca una vittoria che manca da un mese – rischia di presentarsi con appena 11 titolari a disposizione.
A preoccupare sono soprattutto gli infortuni muscolari: 20, dall’inizio della stagione. A fare cifra tonda, la ricaduta che gli toglierà Lorenzo Pellegrini in Sardegna e a Plzen mercoledì, forse anche con Genoa e Juve. Lo staff tecnico e medico è stato rinnovato: per il ripetersi di guai – prevalentemente ai legamenti – sono stati salutati preparatori come Rongoni prima, gli americani Norman e Lippie poi. In estate Di Francesco è stato accontentato con l’arrivo di Fanchini, che si è aggiunto a Vizoco: uomini di sua fiducia. Ma l’infermeria non era mai stata così piena, ampiamente sopra le medie del campionato.
Ora Trigoria sta studiando le tipologie d’infortunio per cercare di determinare una causa comune. Ma il fatto che i guai i s’accavallino, a distanza ridottissima uno dall’altro, suggerisce di pensare che la matrice sia figlia della pressione. È provato empiricamente che in momenti in cui i risultati scarseggiano, e la richiesta di prestazioni si alza come pure le pressioni ambientali, il numero di infortuni aumenta. In più, l’esigenza di dover sopperire all’assenza di altri compagni, riduce i tempi di recupero aumentando il minutaggio e determinando il rischio di altri guai a chi gioca di più. E se nel caso di Pellegrini è stata fatale la smania del calciatore, che avrebbe voluto giocare già contro l’Inter, per gli altri le responsabilità devono esser diverse. «Ma noi non dobbiamo pensare alle loro assenze» , ha avvertito Maran. Il Cagliari, senza vittoria da ottobre, inaugura all’Arena un tris di gare che lo porterà ad affrontare anche Napoli e Lazio.