Senza stendere un velo pietoso sull’imbarazzante prestazione, contro un avversario che in Italia farebbe fatica a salvarsi dalla retrocessione, la Roma a Plzen è riuscita a centrare la titanica impresa di perdere anche l’ultima partita del girone di Champions. Chiudendo così con soli due punti di vantaggio sui modestissimi cechi e sul Cska Mosca. Qualcuno potrebbe dire: ma era già qualificata, quindi non è il caso di fare drammi. Certo, ma pur avendo in tasca la certezza di giocare gli ottavi, sarebbe stato meglio, sicuramente più giusto, non fare un’altra pessima figura. Soprattutto davanti a tutti quei tifosi che hanno seguito la squadra anche a migliaia di chilometri dalla Capitale. Ma la Roma di Eusebio Di Francesco in questo periodo non riesce quasi a far altro che figuracce. A Plzen c’era la possibilità, anche se con un organico ridotto, di tornare a vincere (cosa che non accade da oltre un mese), di dare segnali positivi sul piano del gioco, della mentalità e dei singoli invece niente. Niente. Ancora tante cose brutte, sotto tutti gli aspetti. La Roma, per dirne una, prende sempre gol: puoi cambiare gli interpreti, ma la sostanza non cambia. Una volta il pallone arriva dritto dal centro, un’altra dalla fascia ma la storia è sempre la stessa. Una pochezza infinita, amplificata dalla modestia tecnica dei titolari di giornata. Alcuni dei quali semplicemente impresentabili. La continuità invocata dall’allenatore è stata finalmente trovata: le delusioni.
TRANQUILLI, TUTTO A POSTO – Si attendevano segnali di vita da alcuni giocatori, ma l’attesa è rimasta vana. Il vecchio campione dai muscoli logori o il giovane virgulto in cerca di spazio, oppure il ragazzino dal futuro d’oro e il nuovo fenomeno della fascia e pure l’esperto cerbero della difesa, hanno dimostrato di essere paragonabili al nulla. Chiacchiere tante, fatti pochi. Se non, come nel caso di Luca Pellegrini, un doppio cartellino giallo nel giro di una manciata di minuti. Una specie di record. Triste, però. Ma, si sa, a Trigoria nessuno è in discussione, va tutto bene al 100% perché, in fondo, la Roma è agli ottavi di Champions mentre l’Inter di Luciano Spalletti e Nainggolan è retrocessa in Europa League insieme con il Napoli di Carlo Ancelotti. E c’è pure qualcuno che a Roma si consola con questo (pietà…). Un po’ di ritiro al Bernardini per dare un segnale (ma a chi?) e via verso la prossima partita, accompagnati dalle solite lacune tecnico-tattiche, dalle proverbiali insicurezze e dal tran tran dialettico più inutile. Tanto qualcuno che alzi la mano, si autoaccusi per la povertà attuale e si faccia da parte non lo trovi neppure se ti chiami Jim. Ma fino a quando?