E chissà che alla fine il 2019 non sia proprio il loro anno, quello degli acquisti più discussi dell’era Monchi: Javier Pastore e Patrik Schick. Acquisti che quando sono arrivati a Roma sembravano le classiche ciliegine sulla torta e che avevano fatto sognare un po’ tutti e che invece, oggi, hanno disatteso in pieno le previsioni. (…)
Su Schick (…) molto probabilmente è un problema soprattutto di testa, di fiducia, di autostima. O di capacità di saper reggere alla pressione che una piazza come Roma ti mette inevitabilmente addosso. Ma la fiducia è tutta qui. Nel senso che Schick è ancora giovane, ha 22 anni, e nel suo processo di maturazione c’è anche la crescita dal punto di vista della personalità e della compattezza mentale. Se l’attaccante ceco dovesse riuscire a fare questo step, è facile che poi possa venire tutto naturalmente e quello che Schick fa in allenamento (e che viene riconosciuto spesso pubblicamente dai compagni) possa essere riproposto anche in partita.
Poi c’è Pastore. (…) Il problema de El Flaco non è la testa, perché lui di partite e problemi ne ha già vissuti e affrontati tanti. Il problema dell’argentino, almeno per quanto visto fino ad oggi, è la condizione atletica, il ritmo partita, l’abitudine a relazionarsi con un calcio che ha maggiore intensità rispetto a quello (francese) a cui è stato abituato a giocare nelle ultime sette stagioni. (…)
Anche qui sulle qualità tecniche non si discute, quello che fa Pastore con la palla ai piedi probabilmente non lo fa nessuno nella rosa della Roma. Ed allora se anche Javier riuscirà a ritrovare un po’ di ritmo e un po’ di condizione, la Roma avrà un’opzione in più. (…)