Quando El Shaarawy ha portato in vantaggio la Roma dopo 14 minuti del primo tempo, lui c’era; quando Mertens, a pochi instanti dalla fine, ha segnato il pari per il Napoli, lui non c’era. Non ce la faceva più. Daniele De Rossi chiude gli occhi, si accarezza il ginocchio dopo il lungo calvario (infiammazione alla cartilagine) e si ritrova in campo tre mesi dopo. Da titolare. Proprio come la sera del 28 ottobre al San Paolo. Fascia di capitano al braccio, maglia numero 16 e un ginocchio leggermente meno scricchiolante, ma pur sempre provato.
La Roma ha bisogno di lui, del suo capitano quasi trentaseienne. Costretta ad aggrapparsi a De Rossi, alla sua esperienza. Di Francesco si era aggrappato a lui anche lo scorso 16 dicembre, contro il Genoa. Quella sera, capitano non giocatore, domani capitano giocatore, leader. E qualcuno lo vede come futuro (prossimo) allenatore. Magari l’anno prossimo, se deciderà di smettere con il calcio giocato. Ma dipenderà molto dal ginocchio e già domani sera ne sapremo di più.
MONCHI PARLANTE I pochi minuti che DiFra gli ha regalato nella sfida con la Fiorentina gli hanno fatto più male che bene. Non è pronto, Daniele. Ma gli tocca, per forza. Reggerà un’ora, forse meno, magari di più, però sarà per lui l’ennesima prova da uomo, prima ancora che da giocatore. Uomo come quella sera di Roma-Genoa. Uomini, tutti, stavolta: questa è stata la richiesta – giovedì – di Di Francesco e di Monchi – ieri – nel suo discorso alla squadra.
ALLENATORE FUTURO De Rossi dovrà aiutare la Roma a battere il Milan del suo amico Gattuso, con cui ha condiviso l’esperienza mondiale nel 2006. Gli toccherà aiutare la Roma a uscire dall’ennesima pantano cui è finita. Avrà vicino due ragazzetti niente male, che hanno solo bisogno di continuare a sentirsi liberi di giocare, senza paura. La paura di un ambiente incavolato, bollente, che domani promette contestazione. Lui c’è abituato, Zaniolo e Pellegrini, forse, non ancora. Il pallone scotterà, la paura di sbagliare sarà tanta, il clima angosciante. Il capitano serve a questo, anche se non avrà la forza nelle gambe. Di Francesco, senza Nzonzi e Cristante, sta pensando al 4-3-3, abbassando Zaniolo – sul quale è cominciato il pressing della Juve – a fare la mezz’ala, per non lasciare troppo scoperti Pellegrini e De Rossi, che all’Olimpico, in campionato, non gioca dal derby (29 settembre), mentre in Champions dalla sera di Roma-Cska (23 ottobre).
MODULI Il 4-3-3, insomma, diventa quasi una necessità. Il tecnico vuole porre rimedio ai troppi gol presi (ha fatto riferimento allo scorso anno quando la Roma è stata la seconda difesa del campionato, giocando con il 4-3-3) e perché non ha a disposizione due centrocampisti come Nzonzi e Cristante. Se invece Di Francesco non vorrà spostare ancora gli equilibri della squadra, forse più psicologici che tattici, si andrà avanti con il sistema di gioco attuale, con Zaniolo alle spalle della punta centrale, con Pellegrini a fare coppia con Daniele al centro del campo. De Rossi è fermo alle nove presenze in campionato, due in Champions e una in coppa Italia, per un totale di 853 minuti. Non gli era mai successo di giocare così poco.