L’ostacolo è il più basso che si possa incontrare attualmente in serie A, ma stasera a Verona (ore 20,30) la Roma deve essere soprattutto all’altezza della zona Champions. Non si può certo permettere di inciampare anche contro l’ultima in classifica, dopo aver buttato nel girone d’andata 13 punti preziosi contro le piccole del nostro torneo, perdendo in trasferta contro il Bologna e l’Udinese e in casa contro la Spal. E pareggiando all’Olimpico proprio contro il Chievo, rivale nella notte al Bentegodi, e fuori contro il Cagliari. Il ritardo dalle migliori è stato accumulato in 5 tappe che hanno evidenziato la mancanza di continuità del gruppo di Di Francesco. Che, pur rimanendo imbattuto negli ultimi 5 turni di campionato, è a digiuno dal 19 gennaio, gara interna vinta contro il Torino. E’ l’ultimo successo e anche l’unico nel nuovo anno in cui i giallorossi hanno nuovamente rallentato: dopo il 3-2 sofferto contro i granata, i 2 pari con l’Atalanta e il Milan e in mezzo il ko umiliante contro la Fiorentina in Coppa Italia.
SCATTO OBBLIGATORIO – Il mini ciclo, 3 partite contro le ultime 3 della Serie A, impone l’en-plein alla Roma che, cominciando stasera con il Chievo, affronterà poi lunedì 18 febbraio il Bologna all’Olimpico e il 23 febbraio il Frosinone allo Stirpe. Il calendario, a 16 turni dal traguardo, va sfruttato. I giallorossi entreranno in campo al Bentegodi partendo dal 7° posto e sapendo che comunque il 4°, in attesa di Milan-Cagliari (domani sera a San Siro), è lontano solo 1 punto. Il successo sul Chievo certificherebbe, quindi, il sorpasso in zona Champions e sarebbe pure utile per mettere pressione ai rossoneri di Gattuso e non dare alcun vantaggio alle altre principali rivali, l’Atalanta e la Lazio. E per archiviare il crollo di Firenze, agli atti come il cortocircuito vergognoso e ingiustificabile di una squadra che, mai completamente guarita secondo Di Francesco, sta vivendo questa stagione in altalena.
TURNOVER FORZATO – Di Francesco più che al Chievo guarda insomma alla Roma. Che si presenta a Verona nuovamente decimata: allo squalificato Pellegrini e agli infortunati Perotti e Under, si sono aggiunti anche Olsen e Manolas, il portiere fermato da un nuovo affaticamento al polpaccio (29° infortunio muscolare della stagione) e il difensore da un fastidiosa pubalgia. In più l’allenatore, dovendosi cautelare anche per la partita di martedì contro il Porto (andata degli ottavi di Champions), sembra orientato a risparmiare De Rossi, titolare domenica scorsa contro il Milan dopo essere stato fermo per più di 3 mesi. Ecco che, nella 31esima formazione diversa in 31 match, saranno 5 le novità dopo il pari contro i rossoneri: Mirante in porta, Marcano al cenro della difesa, Nzonzi e Cristante a centrocampo ed El Shaarawy in attacco.
Recuperato Jesus: è tra i 20 convocati. La rotazione chiama in causa cinque-undicesimi, ma non dovrebbe portare al ripensamento sul sistema di gioco: avanti con il 4-3-3 che, come si è visto contro il Milan, garantisce equilibrio all’assetto e protezione alla difesa, spesso fragile e svagata. Confermata la catena di destra con Karsdorp e Schick, il playmaker annunciato è Nzonzi, anche se a Firenze, nella ripresa, in quel ruolo è finito Cristante. Se gli interpreti non si dovessero trovare a loro agio, scontato il ritorno al 4-2-3-1, con Zaniolo dietro a Dzeko, formula già provata in 7 match (l’ultimo, a fine 2018, nel successo al Tardini contro il Parma). Il Chievo, 9 gol incassati nelle ultime 3 partite, ha conquistato 8 dei suoi 12 punti con Di Carlo (in classifica ne ha 9, essendo stato penalizzato di 3): è il 3° allenatore stagionale del club (dopo D’Anna e Ventura). Va meglio di chi lo ha preceduto, ma per salvarsi sa che potrebbe non bastare.