Da qualche anno la chiamano catena, quella serie di giocatori che agisce dallo stesso lato del campo. Mai come domani sera i tre ragazzi che si occuperanno della corsia destra dovranno stringere le proprie maglie. In senso metaforico e letterale. Da quel versante la Roma si affiderà a tre giovani già grandi. O quantomeno sul punto di diventarlo. Karsdorp dietro, Zaniolo davanti e in mezzo uno fra Cristante e Pellegrini, con l’altro che sarà comunque della partita anche se sul fianco opposto.
Non ci sarà dunque Patrik Schick. I timori cresciuti al ritorno dalla trasferta veronese si sono tramutati in realtà già nella tarda mattinata di ieri, quando l’assenza del ceco nella sfida di Champions è diventata conclamata. Contro il Chievo era uscito dopo un’ora di gioco toccandosi vistosamente la coscia sinistra, nel post-partita Di Francesco aveva rivelato che si trattava di un fastidio al flessore ma senza gravi conseguenze. Sensazione a caldo tendente all’ottimismo, che già nella giornata di sabato ha ricevuto una prima frenata. Sarebbero state decisive le ore successive per stabilire le possibilità di impiego dell’ex doriano.
In effetti il tempo previsto è stato determinante, ma in negativo. Schick esce di scena proprio alla vigilia della fondamentale gara europea con il Porto e proprio nel suo periodo migliore. Dall’inizio del nuovo anno è apparso un giocatore con una testa completamente diversa rispetto a quanto visto nel suo precedente anno e mezzo in giallorosso. Ancora deficitario in ambito realizzativo, ma di gran lunga più funzionale alla squadra, soprattutto nei ripiegamenti in fase di non possesso. Tanto da convincere il tecnico giallorosso a (ri)varare un tandem con Dzeko che dopo la seconda parte della scorsa stagione era stato di fatto accantonato. (…)
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