Una richiesta di non belligeranza, di tregua: «Dico ai tifosi, visto che vi siete sempre fidati di me, fidatevi anche questa volta: Kolarov non è tifoso della Roma da bambino ma è un professionista come ne ho conosciuti pochi in vita mia. Preferisco quelli così a quelli che baciano la maglia e poi magari si tirano fuori al primo doloretto o se l’allenatore gli chiede di giocare in un ruolo diverso. Io da uno come Kolarov vorrei essere sempre rappresentato». La firma è di Daniele De Rossi, oggi sessanta presenze (sette gol) nella Champions League, sessantadue se contiamo la doppia sfida nel preliminare di due anni fa con il Porto. O forse meglio non contarla, visto come è andata: eliminazione della Roma ed espulsione di De Rossi nella sfida di ritorno. Parla di Kolarov, Daniele.
FIDATEVI DI ME – Un ragazzo in difficoltà per colpa di un suo errore, ha risposto male a un tifoso. «A volte è meglio girarsi dall’altra parte», il consiglio del capitano. Alla fine Alex, come lo chiama De Rossi, sa reagire e lo ha fatto, anche a Verona. Il punto è, secondo il capitano della Roma, non stabilire chi abbia torto o ragione, perché è difficile dire se si voglia più bene a mamma (i tifosi) o a papà (Kolarov), ma pensare a una tregua, perché stasera la Roma ha bisogno di tutti: di un giocatore sereno e di una tifoseria unita. «In questa storia mi trovo in mezzo, perché voglio bene ai tifosi e considero Kolarov un fratello. Spero si possa chiudere qui questa vicenda».
LE SESSANTA IN EUROPA – C’è altro a cui pensare, stasera. A quella Champions come percorso emozionale, tipo l’anno scorso. A far sì che la passata avventura europea non resti un’eccezione ma la normalità. La strada è un’altra e le difficoltà le stesse, nessuno ti regala una nuova semifinale Champions, ma qualcuno ha dato alla Roma un certezza: «L’essere un pochino più pronti a giocare partite delicate come questa». E come questa ne vorrebbe giocare tante altre De Rossi, ma si sa, dipende dal ginocchio. «L’operazione non l’avrei accettata alla mia età. Per adesso va bene e se sto così continuo a giocare. Con la gestione dell’allenatore e con il giusto minutaggio, potrei continuare. Io importante per la squadra? I miei compagni non si rendono conto di quanto lo siano loro per me. Negli ultimi anni mi hanno fatto sentire importante come mai mi ero sentito prima in carriera, per questo devo solo ringraziarli. Mi hanno fatto sentire desiderato. Ma ora abbiamo una partita da vincere e non dobbiamo fare test sulla mia condizione fisica. È importante la squadra, è importante battere il Porto. C’è la consapevolezza di potercela fare».
EUSEBIO UNO DI NOI – Dopo aver preso le difese di Kolarov, Daniele tira una carezza significativa anche al suo allenatore, Eusebio Di Francesco. Che dal baratro ha sempre saputo tirar fuori se stesso e la squadra. «Sa riconoscere i nostri problemi e intervenire, portando avanti sempre concetti normali. Ovviamente non può essere felice come quando lo è dopo aver vinto una partita importante, gli umori degli allenatori sono ricchi di alti e bassi ancor più di noi calciatori, ma ha sempre tenuto la barra dritta, e non ha mai perso la testa, anche in questa città, dove non è facile. Non siamo stati sull’orlo del baratro tante volte, ci sono stati momenti negativi e altri dove si è parlato tanto anche del suo futuro. Siamo quinti, stare sull’orlo del baratro è un’altra cosa. Sono stato quintultimo in classifica e fuori da ogni competizioni e mi sentivo più sotto pressione in quel caso». Già, lo ricordiamo.