Sfatato il tabù Porto, ma la vittoria che Eusebio Di Francesco si ritrova non è quella che aveva assaporato. Il gol dei portoghesi ha ridotto l’impresa architettata con la doppietta di Zaniolo. Il Porto, che ha lasciato il segno sulla Roma di Liedholm (Coppa delle Coppe, 1981) e su quella di Spalletti (playoff Champions, 2016), è stato battuto ma col colpo di coda ha riguadagnato chance di qualificazione per il ritorno. «Peccato per il risultato. Ma al di là di tutto ho fatto i complimenti ai ragazzi per la prova, per il modo in cui abbiamo sviluppato le due fasi. Siamo stati una squadra corta e solida — ha dichiarato il tecnico della Roma —. Il rammarico però ci sta perché i due gol di vantaggio erano meritati. Il gol del Porto è stato più casuale che sfortunato. Abbiamo fatto un buon primo tempo e siamo cresciuti nella ripresa con grande determinazione». (…)
Eusebio Di Francesco reclama aggressività dalla Roma sin dal fischio d’inizio. Sorride e applaude alla prima combinazione offensiva con Pellegrini ed El Shaarawy: pallone strappato al Porto e via verso la porta, uno spot per esaltarsi. Impreca al palo di Dzeko. Sente sulla pelle la carica dei 52 mila dell’Olimpico. La marcia in più in avvio di ripresa lo conforta. Si sgola ma invita a restare lucidi soprattutto dopo il colpo di testa di Danilo. Le trappole portoghesi non scombinano la sua partita a scacchi. Il battibecco con Conceição, che aveva chiesto l’interruzione del gioco per l’infortunio di Brahimi, diventa un faccia a faccia rusticano nella scia dei vecchi derby da avversari sul campo: l’intervento del quarto uomo evita il contatto. «Solo cose da ridire, tutto chiarito dopo. Succede in partita, ma a me di rado» (…)