«Lo stadio è di proprietà di una holding dell’AS Roma, cosa che molte persone non realizzano perché pensano che sia il mio giocattolo. È di proprietà del Club, tutti i ricavi e le entrate che otterremo ci offriranno maggiore solidità e flessibilità finanziaria». James Pallotta, presidente della Roma, alla vigilia del closing per subentrare a Eurnova nell’affaire Stadio, chiarisce un punto essenziale che, nell’ultimo biennio, è stato spesso al centro delle chiacchiere dell’ambiente romano: la proprietà del futuro Stadio di Tor di Valle che non sarà, quindi, di Pallotta ma di una holding del Club. Le parole di Pallotta aprono così una lunga giornata di trattative che inizia alle 14.30 ora di Roma (8.30 locali) e che dovrebbe concludersi, con Pallotta che rileva da Eurnova il pacchetto Stadio, terreni e quote del progetto per un controvalore non ancora ufficializzato ma stimato in circa 100 milioni di euro.
Ieri a mezzogiorno il presidente di Eurnova, Riccardo Tiscini e il nuovo Ad, Giovanni Naccarato, sono partiti da Fiumicino alla volta di Boston, accompagnati dall’avvocato Roberto Cappelli, nome già noto ai tifosi della Roma. Fu Cappelli a guidare le trattative di cessione della Roma dai Sensi a Unicredit e poi agli americani. Tanto che, in quei mesi delicati (estate 2011) Cappelli assunse l’interim della presidenza del club giallorosso. Ed è sempre Cappelli, avvocato di Eurnova, che ha gestito
nell’estate 2017 la transizione delle società di Parnasi con Unicredit che ha, di fatto, estinto l’esposizione debitoria del costruttore con l’Istituto di Credito.
A proposito di avvocati, Pallotta acconcia bene il clima della trattativa: «C’è stata una lettera di intenti e abbiamo trovato un accordo due mesi e mezzo fa con Eurnova, che è stata ragionevole. Purtroppo, abbiamo a che fare con un avvocato poco ragionevole che continua a rimandare e a chiedere cose che non accette-remo. Quando sarà tutto fatto, avremo il pieno controllo del progetto e ci sarà più flessibilità affinché i nostri partner e i nostri collaboratori possano iniziare a lavorare».
La firma della transazione – salvo vedere i dettagli finali – costituisce un nuovo passaggio verso la conclusione dell’iter amministrativo: il Campidoglio aveva fatto presente che difficilmente si poteva firmare una convenzione (contratto) con una società esposta economicamente come Eurnova. Il closing con Pallotta, invece, risolve il problema: verranno pagati il curatore fallimentare Sais (cui mancano 23 milioni in totale sul prezzo pattuito di 42 milioni di euro), e gli eventuali fornitori che ancora fossero in credito. Ora, si va verso una ulteriore accelerazione: dopo il teatrino mediatico del Politecnico di Torino, la Raggi deve cercare di passare all’incasso con il voto in Aula prima delle elezioni europee del 26 maggio per poter sfruttare l’effetto Stadio e tentare di recuperare un po’ di voti.