La sconfitta devastante, una prima ipotesi di esonero e crisi aperta sulla via Emilia; crisi sancita dal solito eroe per caso, Federico Santander (con la complicità di Federico Mattiello, che ha aperto le danze) che con il suo gol ha messo a terra la povera squadra di Di Francesco. Era il 23 settembre scorso, faceva caldo al Dall’Ara di Bologna. Era il giorno del disgusted di Pallotta. Era il giorno del ritorno a Roma in pullman e del ritiro riflessivo/puntivo, e del «se non si batte il Frosinone, contro la Lazio ci sarà un altro allenatore».Tempo di primi ultimatum, dunque.
SCHEMA CONDANNATO – Era l’ultimo affaccio del 4-3-3, il modulo che non s’aveva da fare, perché non c’erano le mezze ali, ma tanti trequartisti nuovi e futuribili. Ma domani, guarda caso, si fa 4-3-3 proprio con quelle mezze ali di Bologna, ovvero Pellegrini e Cristante, mentre il centrale potrebbe cambiare in questa occasione, da De Rossi a Nzonzi. Ma quello che prima non era, oggi è. Magicamente. E’ passato un girone, ci sono state altre crisi, come col Bologna e anche peggio (vedi 7-1 contro la Fiorentina), ma oggi quella di Eusebio sembra una squadra più consapevole, più logica. Le indicazioni tecnico-tattiche sembrano accettate e non rigettate. Dalla sconfitta contro il Bologna, Di Francesco si è sentito costretto a cambiare, a modificare l’assetto tattico. Troppi compromessi, troppo delicata la situazione per andare avanti per la propria strada senza ascoltare la vox spogliatoi: così nasce il 4-2-3-1 di riparazione, contro il Frosinone, per salvare il salvabile, poi nel derby e così fino a Firenze, spesso in apnea e mai convincenti fino in fondo.
DIFFERENZE – Si è passati dal 4-3-3 di Bologna, eccolo, Olsen; Florenzi, Manolas, Fazio (Kolarov dal 19′ st), Marcano; Cristante (Pastore dal 9′ st), De Rossi, Pellegrini; Kluivert (Under dal 14′ st), Dzeko, Perotti, al 4-2-3-1 con il Frosinone, ovvero questo Olsen; Santon, Manolas (1’st Marcano), Fazio, Kolarov (37’st Lu.Pellegrini); Nzonzi, De Rossi; Ünder, Pastore (22’st Zaniolo), El Sharaawy; Schick. Nasce la coppia De Rossi-Nzonzi, che dovevano inizialmente essere uno alternativo all’altro. L’inaffidabilità fisica di Pastore rilancia Pellegrini, disperso fino a quel momento, nel ruolo di trequartista. Cristante fatica a trovare spazio e invece poi sa inventarsi mediano al fianco di Nzonzi nel periodo in cui De Rossi si ferma. Quella precarietà diventa illusoria, in mezzo altre crisi, Udine, Cagliari. Qualcosa non va. E la batosta del Franchi fa ricambiare rotta all’allenatore, che torna alle origini, con decisione. Nel frattempo c’è uno Zaniolo in più, che sa dare una grossa mano da mezz’ala e da esterno alto. Nel frattempo, i vari Pellegrini e Cristante tornano a fare quello che hanno sempre fatto, i centrocampisti, uno con un po’ di qualità in più, l’altro con più agonismo, più corsa. Il 4-3-3 era diventato il problema ora sembra la soluzione.
C’ERA UNA VOLTA – Prima erano tutti scarsi, ora si contano i soldi che potrebbero entrare in caso di cessioni dei vari gioiellini. Da Bologna al Bologna, passano i mesi ma sembrano secoli. L’equilibrio è altrove. La Roma deve porre fine all’emorragia di punti persi (13 su 24 disponibili) con le piccole. E se è vero che la Roma che vedremo domani sarà molto diversa da quella vista a Bologba, è vero pure che la squadra emiliana sembra aver ritrovato – dopo il cambio di allenatore – una nuova strada per la salvezza.