Si chiama «Quality of Living Ranking», è la classifica 2016 stilata dalla società di consulenza Mercer che ha messo in fila le capitali di tutto il mondo per qualità della vita. Tra i 39 parametri adottati evidentemente non c’è la godibilità dello spettacolo calcistico, se è vero che la Champions del buon vivere la vince Vienna e Roma è solo 82a. Che poi dipende da come guardi il mondo. Per dire: il ranking Uefa piazza la Roma al 42o posto e l’Austria Vienna al numero 104. È una questione di consulenza, alla fine. E sì che ne servirebbe una alla Roma per capire come trasformare un viaggio di lavoro in un viaggio di piacere. Perché qui, quando si riprende l’aereo per tornare a casa, è quasi sempre una disperazione. Il conto è presto fatto: solo una volta nell’era Usa, cioè dal playoff di Europa League a Bratislava al Viktoria Plzen, la Roma è riuscita a vincere in trasferta.
ROTTERDAM – Una gioia, una gioia sola contro il Feyenoord, sedicesimi di Europa League del 26 febbraio 2015. Rotterdam non vincerà mai il premio per la qualità della vita, ma quel giorno per la Roma sembrò godibile persino oltre gli ultrà olandesi. Il resto è un pieno di brutte figure, leggi Borisov e una rifinitura fatta altrove perché non c’era un buon albergo in città, la goleada del Barcellona perché tanto la partita nulla valeva (copyright Rudi Garcia), il k.o. di Bratislava con Thomas DiBenedetto a fare il giro di campo. Qua e là pure qualche buon pareggio (Manchester City, per esempio), quasi mai però decisivo ai fini di una qualificazione.
PERSONALITÀ O CASO – I motivi sono molteplici e chiamano in causa una mancanza di esperienza internazionale, come pure un atteggiamento rinunciatario e superficiale in alcune trasferte di Europa League. Stavolta non si scherza però. Perché il 3-3 subito in rimonta dall’Austria Vienna all’Olimpico obbliga Luciano Spalletti ad andarsi a giocare la partita con la Roma migliore, con l’abito da sera e non con la tuta da lavoro. Serve uno scatto, quello che la squadra di Spalletti pareva aver piazzato con la doppia vittoria di fila tra Napoli e Sassuolo, salvo poi regredire con lo 0-0 di Empoli. «Per vincere in trasferta serve fare di più», ha ammonito il tecnico domenica scorsa. Il riferimento è a una squadra che lontano dall’Olimpico viaggia con una marcia più bassa: in casa, in campionato, sono arrivate cinque vittorie su cinque, in trasferta due successi, due pareggi e due sconfitte. Troppo poco per sognare, abbastanza stimolante per provare a fare uno sforzo: delle prossime sei partite, derby compreso, la Roma giocherà lontano dall’Olimpico solo la gara di domani e quella del 20 novembre con l’Atalanta.
OBIETTIVO – Anche di questo ha parlato Spalletti ieri a Trigoria. Il tecnico ha allentato i ritmi con i giocatori maggiormente impiegati nell’ultimo periodo, non fosse altro che per evitare ulteriori infortuni. L’Europa League è obiettivo prioritario, seppur non remunerativo come l’ultima Champions, che ha portato nelle casse della Roma 68,461 milioni di euro, dato ufficializzato ieri dalla Uefa. E allora non resta che piazzare un colpo fuori casa e mettere in cassaforte la qualificazione. I quarti di finale di una competizione europea mancano alla Roma dal 2007-08: l’allenatore, allora come oggi, era Spalletti. Quella squadra vinceva anche fuori casa. A Madrid, per dire.