«Bella, Clà». Che poi a Roma vale un saluto, funziona così pure con chi non ti conosce ma dopo cinque minuti ti tratta come fossi il suo migliore amico. Bella, Clà. Bentornato. Le radici non le tiri mica via, si muovono lì sotto. Hai voglia ad annaffiarle con un po’ di spagnolo, di greco, di inglese, di francese. Clà è Ranieri, allenatore della Roma, sempre e per sempre con la bandieretta in mano . Clà non s’è ingrigito sotto il cielo londinese. Clà resta quello di San Saba. Del cinema ai Parioli. Del bar del Fico. Del barbiere in Prati. Del ristorante in via dei Giubbonari, un alito da Campo de’ Fiori. (…).
Chi non dimentica è Testaccio, se provi a fare un giro in queste ore non c’è altro nome all’infuori di Clà. Lì Ranieri ha conosciuto il mondo del lavoro. Metà anni Sessanta, il nostro andava in giro in bicicletta a consegnare la carne che il papà Mario aveva preparato nella macelleria di piazza Testaccio, angolo via Luca della Robbia. Eccola qui, l’origine del soprannome «Er fettina». (…).
È cresciuto al di qua di Testaccio, ai piedi dell’Aventino: una palazzina rossa, anni Cinquanta, all’inizio di viale Giotto. Da lì all’oratorio di San Saba è un attimo, lì Claudio ogni tanto mollava la bicicletta e le consegne per tirare calci al pallone. Oggi Ranieri fa correre gli altri, dietro al pallone. La casa di oggi è una palazzina gialla e rossa – eh, i segnali… – di viale Bruno Buozzi, nel cuore dei Parioli. Da lassù, raccontano, si controlla tutta Roma, e sì che per controllare bene l’hanno richiamato da queste parti. (…).