Nella testa dei dirigenti della Roma la difesa di quest’anno avrebbe dovuto essere composta dai centrali Manolas e Fazio, con un terzo nome come prima alternativa e Marcano come quarto. Ma Juan Jesus non ne volle sapere di accettare una delle diverse destinazioni che gli furono proposte lungo tutta l’estate e alla fine Di Francesco si convinse a restare così. Sulle fasce si sentiva abbastanza garantito dalle coppie Florenzi-Karsdorp a destra e Kolarov-Luca Pellegrini a sinistra. E prese Santon come un gentile “omaggio” nella trattativa Nainggolan-Zaniolo per ulteriore garanzia a completamento del reparto. Forse uno degli errori più evidenti commessi da dirigenti e allenatore quest’anno è stato proprio quello riferito alla valutazione dell’assortimento soprattutto dei centrali e quando anche Manolas è mancato i guai sono stati rilevanti.
Basti pensare che in quattro delle sconfitte meno spiegabili della stagione il greco non era in campo: le due con la Spal, quella di Udine oltre all’ultimo derby, saltato peraltro per un problema intestinale. E pure Kostas, che con la decisione di lasciare il suo destino nelle mani di Raiola ha fatto intendere sin dall’inizio della stagione come ritenesse decisivi questi mesi per poter valutare se restare o cambiare aria (e in un caso o nell’altro si è affidato a chi potrà massimizzare i suoi profitti), in alcuni momenti chiave è clamorosamente mancato (si pensi a Firenze in coppa Italia o a Oporto, con l’errore decisivo per il gol del vantaggio portoghese) o si è chiamato fuori (dal finale di Frosinone fino al derby).
Talismano Santon (…)
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