Oggi si è tenuta nella facoltà di Economia e Commercio dell’università “Roma Tre” un evento riservato ai studenti intitolato “Economia dello Sport model dell’AS Roma”. Ospite d’onore e relatore, lo Chief Revenuen Manger della Roma, Francesco Calvo, proveniente dal Barcellona dove espletava la stessa mansione che sta svolgendo qui alla Roma. Lo stesso ancor prima era stato nei quadri dirigenziali della Juventus come Direttore Commerciale. Ad aprire l’evento, Carola Roddi, Consigliera degli studenti di Roma Tre. Presenti anche Federico Sammarco, AD Ital Camp dell’AS Roma.
Da un possibile mancato ingresso in Champions che secondo Calvo è… “Ipotizzabile in piano pluriennale, basta che non diventi una costante. Lavoriamo per non dipendere dai risultati sportivi”.
Il dirigente prosegue sullo stadio: “L’aspetto economico è l’ultimo in ordine di importanza. Lo stadio rende la società più moderna e dinamica, generando senso di appartenenza a tutti i tifosi”.
Per quanto riguarda sul fatto che Pallotta non sia presente, il dirigente sorprende tutti: “Sento il presidente in modo più che quotidiano. Alla Juventus ero nella stessa città di Agnelli ed eravamo meno a contatto di quanto lo sono con Pallotta”.
Sulle ambizioni del club: “La società è più ambiziosa dei tifosi e anche più paziente. Noi siamo i primi tifosi”.
Dopo i vari contenuti espressi dai vari relatori, si è passati alle domande degli studenti:
Come si approcciano le società con i tifosi nelle tre società in cui è stato? “Ogni società cerca di rendere i propri tifosi orgogliosi e che si possano immedesimare su come essa si esprime. La Juventus, ad esempio, o la ami o la odi e come si deve relazionare come si deve comportare per rappresentare i tifosi anche in questo. Lo abbiamo fatto a Barcellona e Roma, capire cosa vogliono i tifosi e rappresentarli al meglio per essere orgogliosi di far parte della Roma. Ovviamente questo non è un qualcosa che si fa dall’oggi al domani, ma è un qualcosa che si fa nel lungo periodo e che trascende da quello che succede sul campo, dove i risultati sono altalenanti per natura”.
La Roma ha 200 milioni di debiti. Cosa si può fare? “Nei nostri debiti subentrano anche quelli verso società calcistiche per l’acquisto di calciatori. La compravendita di giocatori sta diventando una caratteristica: noi vogliamo sistemare i ricavi e stabilizzare la parte sportiva. Il debito oggi non rappresenta un problema per noi. E’ vero che si vendono dei calciatori, ma si acquista anche tanto”.
Quando faremo lo stadio? “Il problema sono le autorizzazioni, il piano finanziario é già stato stabilito”.
Quanto è importante avere rapporti di collaborazione con la parte amministrativa della città? “Il rapporto con la pubblica amministrazione è fondamentale, per entrambe le parti. E’ fondamentale, siamo parte integrante della città, non può non esserci un rapporto continuo e duraturo e con benefici per entrambe le parti. Questo succede a Torino e Barcellona”.
Carnevale: “Lo stadio è un pallino di tutti i tifosi…” Calvo: “Anche il nostro ve lo assicuro”.
Quanto conta creare i contatti giusti nel mondo del calcio rispetto ad altri business? “Da un lato il calcio è diverso da altri settori, siamo in associazioni con squadre che ne fanno parte e dobbiamo sviluppare il business a livello di sistema. I miei pari nelle altre squadre sono sì competitor, ma anche alleati. Nei rapporti col management degli sponsor, il calcio ha un grande privilegio: apre molte porte. Tutta la gente che è qui oggi è perché si parla di calcio, in particolare della Roma. È facile farsi ascoltare, poi stringere accordi è difficile come in tutti i settori”.
Il calcio femminile… “Sta crescendo tanto. In Spagna è cominciata prima la crescita. In Italia è ancora uno sport dilettantistico e questo è un limite per lo sviluppo. Costi e ricavi sono marginali, ma sono destinati a crescere. Gli diamo molta attenzione”.
Quanto impatta sul portafoglio della società il FFP? Che differenza fa lavorare per una società con presidente presente e una con un presidente fantasma? “Sul FFP nella mia gestione non impatta. E’ uno strumento di controllo, che si applica a tutte le squadre europee e ne stiamo uscendo avendo più libertà di movimento. Tutte le squadre sono attente a questi parametri, è uno strumento forte e corretto. La differenza tra i due presidenti, il mio presidente non è assente, anche se al di là dell’oceano: telefono, email, ci danno la possibilità di avere un contatto più che quotidiano. E’ assolutamente presente. Quando il presidente era nella mia stessa città lo vedevo meno, rispetto a quanto senta Pallotta”.
La percezione dei tifosi nei confronti della società non è positiva… “Noi siamo i primi tifosi. Quando lavori in un’azienda, le tempistiche per creare qualcosa di positivo non sono le stesse che si aspettano i tifosi. L’ambizione nostra è più alta di quella dei tifosi. Abbiamo anche più pazienza”.
Comincia la sessione di domande e risposte tra gli organizzatori e Calvo, con la specifica: “Si parla solo di Business Model della Roma” e interviene il dirigente giallorosso: “Anche perché di campo non capisco nulla”:
Di cosa si occupa un Chief Officier di una società sportiva? “Alla Roma mi occupo della gestione dei ricavi caratteristici, quindi tutti i ricavi tranne quello che riguarda il calciomercato. Io nasco come esperto di sponsorizzazioni, poi mi sono formato e sono diventato un tuttologo: conosco poco e di tutti i campi. I miei due obiettivi sono: definire la strategia, ovvero dove dobbiamo andare, e poi mettere le persone che lavorano con me in condizione di fare il loro lavoro, perché poi i veri esperti sono loro, cercando di definire le linee guida di dove dobbiamo andare”.
“Sono arrivato a 41 anni senza capire se fossi destro o sinistro”.
Come è divisa in questo momento la fonte dei ricavi della Roma? “In un mondo ideale i ricavi dovrebbero essere perfettamente divisi tra diritti tv, stadio e commerciale, per dare equilibri e sopperire alla mancanza dei risultati sportivi. Nessuna squadra europea però ha questo equilibrio. I migliori sui diritti tv sono gli spagnoli, sul commerciale inglesi e spagnoli e sul commerciale i tedeschi. Non c’è nessuna squadra con questa distribuzione perfetta. La Roma ha i diritti televisivi che fanno la parte più grande. Tra i diritti Serie A e europei sono superiori ai 120 e 125 milioni. Il resto viene da sponsorizzazione e marketing. Ovviamente il nostro obiettivo è di crescere in tutte le fonti di ricavo controllate da noi, specialmente sponsor e stadio, per avere bilanciamento perfetto dei ricavi che può sopperire alla mancanza di risultati in alcuni momenti storici. Non siamo arrivati all’equilibrio perfetto, ma è quello che stiamo cercando”.
Senza entrare nel contesto sportivo, quanto può pesare la mancata qualificazione in Champions? “C’è un impatto economico, ma ogni società lavora su piani triennali, quadriennale a seconda del piano che hanno. Anche la Roma lavora su un piano in cui in quattro anni è ipotizzabile non entrare in Champions, basta che non diventi una costante. Se succede solo un anno, c’è un impatto sull’immediato, ma sul lungo periodo diventa quasi indifferente. Alla Juventus, vado a memoria, quando giocava all’Olimpico con 26.000 persone non riusciva mai a riempirlo con 15 milioni di ricavi, mentre allo Stadium siamo saliti dai 32 ai 35 milioni con sold out continui. Quello del Barcellona è enorme, nel centro della città ed è più di uno stadio, è un quartiere. Il suo museo genera 45 milioni di ricavi, ci sono almeno 5 o 6 squadre di società che non ricavano così tanto. Anche lo store, ricava circa 50 milioni di euro. Le nostre aspettative di ricavo sullo stadio sono importanti”.
Le differenze tra Roma Barcellona e Juve? “Sono da poco alla Roma, Juve e Barcellona sono due realtà diverse. Quando ero alla Juventus si veniva da 2 anni senza coppe europee. La Juventus era a un livello più locale rispetto al Barcellona. La Juve ha un azionista forte e gli altri, il Barcellona ha 143mila soci e un CDA che viene rinnovato ogni 6 anni. E’ un’organizzazione più politica che imprenditoriale. Alla Juventus proponevo idee, ricevevo una risposta e lavoravo tranquillo per il tempo necessario al progetto. La Roma è più simile alla Juve, i progetti sono più facili da realizzare avendo il presidente immerso nella questione”.
Gli investimenti sul settore giovanile e sull’area commerciale? “La nostra ricerca e sviluppo risiede nel settore giovanile. Lo vediamo sul lungo periodo, quando arrivano in prima squadra. Abbiamo il record di investimento sui giovani. Investiamo molto sul digitale: penso ai nostri media radiotelevisivi e su internet”.
https://youtu.be/FBhiXCaQg2s