Un anno fa, di questi tempi, Cengiz Ünder decise la gara con il Cagliari con il suo pezzo migliore, dribbling secco e sinistro secco. Era il 6 maggio, si giocava in Sardegna e non all’Olimpico, e il ragazzino turco, dopo qualche mese di ambientamento, con effimeri lampi di classe ed errori al momento di finalizzare l’azione, aveva aggiustato la mira: quattro centri a febbraio, iniziando il 4 a Verona (unico gol della partita), doppietta con il Benevento e vantaggio contro l’Udinese, uno a marzo (col Napoli), e uno ad aprile (col Genoa). A Cagliari era una gara insidiosa, con Manolas che – proprio come sabato a San Siro – dette forfait a pochi minuti dal calcio d’inizio, solo che quel giorno non c’era Jesus, espulso con il Chievo, e Di Francesco dovette dare fiducia al quarto centrale, Elio Capradossi, che fece così il suo esordio in serie A (che quel giorno poteva toccare anche a Luca Pellegrini, ma il tecnico gli preferì la meteora argentina Jonathan Silva, quando, dopo 70′, il debuttante, a corto di fiato venne richiamato in panchina). Come ora, la Roma stava giocandosi testa a testa la qualificazione in Champions League, e quell’1-0 in Sardegna, alla terzultima, fu un passaggio decisivo: settimo e ultimo centro in campionato del turchetto, che rimase a secco contro la Juventus, e in panchina col Sassuolo.
La metà dei gol (…)
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FONTE: Il Romanista – F. Oddi