Una tifoseria furibonda, un futuro da costruire da zero, il timore di un’estate infernale. La Roma di oggi è più incerta di questi giorni di maggio: il sole è una speranza vaga nascosta da litri di pioggia. Quella caduta sul Mapei Stadium sotto forma di insulti alla società che ha voluto il divorzio da De Rossi.
Lo 0-0 in casa del Sassuolo è l’ultima condanna: oggi Atalanta e Milan possono escludere la Roma dalla prossima Champions, colpo di grazia a una stagione maledetta. Ma la partita è stata soltanto un sottofondo sportivo a due ore di contestazione: una frattura forse insanabile tra la curva e la proprietà americana.
L’Aventino dei romanisti è il Mapei Stadium. «De Rossi eterno capitano, Pallotta eterno riposo», recitava un messaggio di pessimo gusto esposto dai millecinquecento arrivati a Reggio Emilia. Quei tifosi che spesso hanno accompagnato in silenzio le partite all’Olimpico non hanno smesso un secondo di gridare insulti al presidente Pallotta, principalmente, ma pure al suo consulente Franco Baldini e al vice presidente Baldissoni.
De Rossi s’è alzato dalla panchina solo per salutare con gli occhi gonfi, ma il dubbio che per qualcuno il suo addio fosse un pretesto è sorto quando in campo sono piovuti fumogeni, lanciati solo per poter urlare “paga la multa” a Pallotta: idiozie sottolineate dal “buffoni” urlato dal resto dello stadio (pochi).
Ma che la frattura sia insanabile o quasi lo diceva uno striscione: «In 7 anni avete distrutto la romanità, via dalla Roma Pallotta e società». Eppure avrebbe potuto essere una Roma davvero romana, la prossima, se De Rossi avesse accettato il ruolo dirigenziale. Oggi invece è tutto in dubbio. Persino il futuro di Totti, unico assente ieri, ufficialmente per un impegno preso da tempo, o forse per il ritardo nel viaggio di ritorno dal Kuwait, dove ha dato spettacolo giocando a calcetto.
A giorni chiederà un chiarimento con Pallotta, perché forse gli ultimi 24 mesi da dirigente ma in posizione marginale qualche segno l’hanno lasciato. La risposta della società sarà affidargli la direzione tecnica appena verrà ufficializzato il ds (Petrachi, che però deve liberarsi dal Torino): un ruolo vero, dopo la “scuola guida”.
Il primo mattone della ricostruzione sarà però l’allenatore. A Trigoria hanno chiuso un accordo con Gasperini, che per dire sì aspetta solo di liberarsi dall’Atalanta (due giorni fa il primo incontro con il presidente Percassi per sciogliere il vincolo fino al 2021). Una situazione d’incertezza che però consente contestualmente di attendere.
Per capire quali piani abbia Sarri, che tra Chelsea, Juve e la promessa fatta mesi fa ai vertici romanisti non ha ancora scelto la strada da prendere. Chi verrà, rischia di dover ricominciare a giocare già il 25 luglio, secondo turno preliminare d’Europa League. Oggi la Roma è sesta e li dovrebbe affrontare, col rischio di compromettere pure la prossima stagione. Da vivere senza De Rossi e, forse, senza l’amore dei tifosi.
FONTE: La Repubblica – M. Pinci