«Ancora non so niente sul mio futuro ruolo nella Roma. Io direttore tecnico? Valuteremo più avanti». Totti, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, entra nella Hall of Fame della Figc. È nella storia azzurra, lo premiano il presidente federale Gravina e il ct Mancini, come in quella giallorossa. Da calciatore. Adesso a Trigoria, però, è dirigente. Che, come ha spiegato De Rossi martedì scorso in pubblico, può incidere poco. Perché, sempre con il timbro ufficiale dell’attuale capitano, ogni strategia si decide tra Boston e Londra.
Francesco, pure se sull’argomento non è stato interpellato (su input arrivato dalla Capitale), non se la sente di negare l’evidenza nella giornata passata a Firenze. E, quindi, conferma quanto detto da Daniele: non solo non ha potere decisionale, ma nemmeno sa di che cosa si dovrà occupare in futuro. Così, nel pieno della contestazione alla proprietà Usa, è sincero quando ammette che deve capire quali saranno i suoi nuovi (o anche vecchi) compiti nel club di Pallotta. «Sul rettangolo di gioco mi divertivo di più, era molto più facile per me. Adesso sto capendo alcuni meccanismi che non pensavo ci fossero».
VUOTO DI POTERE Totti, insomma, studia da dirigente. Ma a quanto pare non basta. Durante la cerimonia a Palazzo Vecchio, ha le spalle coperte da Gianni Rivera e Bruno Conti, seduti dietro di lui. Che è, in prima fila, vicino ad altri campioni premiati a Firenze e coinvolti più di lui dalle rispettive società. Soprattutto l’amico Javier Zanetti che, dopo essersi sfilato la maglia nerazzurra, è stato subito promosso vicepresidente dell’Inter.
Accanto a loro Giancarlo Antognoni che la Fiorentina della famiglia Della Valle, pure se in ritardo, ha rivoluto almeno come club manager. Francesco sa che Pallotta, anche per l’ostracismo plateale di Baldini, è contrario a offrirgli la carica di vicepresidente. Anzi, per la verità, frena su qualsiasi nomina. Ma dalla sede di via Tolstoj, dopo il caso De Rossi, spingono per far cambiare idea al presidente e al suggeritore.
L’umore della piazza non permette altre gaffe. Semplice la via d’uscita: riconoscergli il ruolo di responsabile dell’area tecnica (per essere dt, serve l’escamotage e quindi il patentino da allenatore). Nella Capitale, in primis il ceo Fienga, puntano a ufficializzare al più presto la promozione. E che, conoscendo il parere di Pallotta e Baldini, sarebbe solo di facciata. Mossa, dunque, studiata all’Eur per non far montare ulteriormente la protesta della tifoseria giallorossa.
OPERAZIONE SIMPATIA Ministro, dunque, senza portafoglio. Ma per il consenso popolare. Perché al mercato penseranno solo Baldini e Petrachi. Ridimensionando indirettamente la figura di Totti. Che, ad esempio, telefona a Ranieri, ad inizio marzo, per riportarlo alla Roma. Su decisione di altri, però, e non sua. Come è accaduto con Conte, incontrato dagli altri dirigenti, e con Gasperini, al quale si è dedicato Petrachi da ds del Torino.
A chiamare Bielsa è stato Massara, sfruttando il canale aperto in passato da Sabatini. Su Sarri, invece, si muove da tempo Baldini. Sarà poi Pallotta, la prossima settimana, ad ufficializzare l’erede di Ranieri: confermata l’intesa con l’allenatore dell’Atalanta (triennale da 2,5 milioni, più bonus). «Giorno speciale e premio significativo». Francesco, intanto, ringrazia Gravina e si diverte accanto a Mancini che sfida spesso a paddle.
Al mattino, prima di pranzare con Allegri (pure lui nella Hall Fame) a Coverciano e di scherzare con l’ex tecnico della Juve senza però offrirgli la panchina giallorossa, ha ricevuto in un locale della stazione di Santa Maria Novella il riconoscimento alla carriera nel Memorial Nicolò Galli. Ad accompagnarlo, Vito Scala e Bruno Conti. Che, a proposito di bandiere, è in scadenza di contratto. Pure lui aspetta di essere chiamato. La proprietà Usa cerca il nuovo responsabile del settore giovanile. Totti vota per lui. Da solo, però.
FONTE: Il Messaggero – U. Trani