Una difesa lucida («Siamo noi che abbiamo trasformato lo studio di fattibilità di Parnasi e Pallotta in un progetto di qualità») e, insieme, un appello accorato: «Attenzione, ora il rischio è che venga fuori un brutto pasticcio». La «romanella» citata nel titolo della lezione universitaria tenuta dall’ex assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo alla facoltà di Architettura di Roma Tre, in fondo allude proprio a questo: la possibilità che con la nuova amministrazione a Cinque Stelle la montagna, cioè un’opera che prevede di «consegnare» ad un pezzo di città opere pubbliche per 363 milioni di euro, alla fine partorisca un topolino (si fa per dire): uno stadio senza torri, ma anche senza le infrastrutture che lo hanno reso un progetto di «pubblico interesse». «Si farebbe un danno grave a tutta la città», denuncia Caudo. «Dobbiamo essere rigorosi, trattare questo progetto con trasparenza e coerenza: o è sì, come decise la Giunta Marino, o è no, ma sia chiaro».
DEDICATO A… – Paolo Berdini, l’assessore all’Urbanistica della Giunta Raggi, è il convitato di pietra del dibattito. «Ci accusa di aver regalato centinaia di migliaia di metri cubi al privato – racconta Caudo –. In realtà, abbiamo imposto ai soggetti proponenti la realizzazione di opere pubbliche senza precedenti. E, a fronte di alcune di quelle infrastrutture, abbiamo concesso una compensazione edilizia assai inferiore alle medie precedenti. Se il problema di Berdini è il milione di metri cubi di tutto il progetto, li riduca. Ma poi il Comune deve trovare i soldi».
POLEMICHE – In sala ascolta anche Vittoria Crisostomi, direttore Trasformazione urbana di Roma Capitale e rappresentante del Comune nella Conferenza di servizi in Regione, che proprio ieri ha mandato in archivio la seconda riunione. Non senza polemiche, stavolta – clamorosamente – tutte interne all’amministrazione capitolina. Perché, non appena la Crisostomi ha confermato che «Roma Capitale – spiega la nota riassuntiva della Regione – si impegna ad adottare la variante urbanistica al piano regolatore vigente, necessaria per approvare il progetto in Conferenza, entro il 17 dicembre (in realtà, il 19, ndr)», il suo assessore è sbottato: «È una cosa assurda». Così Berdini, che lamenta di non aver ancora ricevuto alcune integrazioni al progetto dai soggetti proponenti, ha smentito l’impegno appena assunto: «È una notizia destituita di ogni fondamento. Noi rispetteremo i 90 giorni di tempo che ci sono stati assegnati: la data del 17 dicembre è completamente sbagliata, noi abbiamo tempo per decidere fino al 3 febbraio». Quando, secondo il cronoprogramma approvato anche dal Comune, la Conferenza di servizi dovrebbe essere conclusa. La domanda è sempre la stessa: qual è il vero obiettivo di Berdini?